Economia

Iran vuole aggirare sanzioni Usa con le criptovalute

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A cura di Matteo Oddi

L’8 maggio gli Stati Uniti si sono ritirati da un accordo multilaterale sul nucleare con l’Iran e il presidente americano Donald Trump ha minacciato di introdurre le sanzioni economiche più severe contro Teheran, che potrebbero entrare in vigore a novembre di quest’anno.

Si tratterebbe di un ennesimo duro colpo per l’economia iraniana, che è sottoposta da tempo a forti pressioni, soprattutto per quanto riguarda l’export di petrolio e gas, oltre a essere tagliata fuori da sistemi globali di pagamento come Visa e Mastercard.

Nel frattempo la moneta nazionale iraniana ha toccato i minimi storici nel mese di aprile, con un cambio di 60.000 Riyal per un dollaro. 5 anni fa quello stesso rapporto era di 36.000 a 1 dollaro.

E con l’eventuale inasprirsi delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti all’Iran, il Riyal corre il rischio di crollare del 57% sulla base del suo tasso reale di inflazione del 132%, come mostrano per esempio le proiezioni del professor Steve Hanke, che insegna Economia Applicata alla Johns Hopkins University.

I legislatori iraniani si stanno già guardando intorno alla ricerca di strumenti per aiutare il loro paese ad aggirare le sanzioni statunitensi e tra le opzioni sul tavolo sono comparse le criptovalute.

La notizia risulta ancora più notevole se teniamo conto dell’atteggiamento ambivalente sul tema da parte dell’Iran, dove la possibilità del lancio di una criptovaluta nazionale ha presto fatto posto a un divieto al trading di questi asset.

Ad attirare l’attenzione dei media sono state le parole pronunciate da Mohammad Reza, presidente della Commissione Economica del Parlamento Iraniano:

“La [CEPI] ha già ordinato alla Banca centrale dell’Iran di avviare lo sviluppo di proposte per l’uso delle criptovalute. Negli ultimi anni l’uso della criptovalute è diventato un problema importante. Questo è uno dei modi migliori per evitare l’uso del dollaro e per sostituire il sistema SWIFT. Loro [la Russia] condividono la nostra opinione. Abbiamo detto che se riusciamo a promuovere questo lavoro, allora saremo i primi paesi che utilizzano le criptovalute nello scambio di merci”.

Pour-Ebrahimi ha aggiunto in seguito che secondo lui le valute virtuali sono necessarie per eliminare “l’egemonia degli Stati Uniti”.

“Una nazione stretta nella morsa di iperinflazione e sanzioni rappresenta un campo di sperimentazione ideale per una moneta deflattiva come il bitcoin, che non deve rendere conto a nessuna autorità centrale”, sostiene Anatoliy Knyazev di Exante.

E nei fatti i cittadini iraniani hanno già mostrato di apprezzare il bitcoin soprattutto nel campo delle transazioni cross-border: a maggio sono arrivati a far fuoriuscire dai confini nazionali ben 2,5 miliardi di dollari proprio per comprare criptovalute.