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Fed scatenerà nuova recessione, poi avvierà quarto QE

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NEW YORK (WSI) – Nei suoi ultimi verbali la Federal Reserve ha lasciato intendere di essere pronta ad alzare il costo del denaro, sottolineando come l’economia sia abbastanza solida da poter sopportare il primo rialzo dei tassi da quasi un decennio. Al contempo, ha fatto sapere sempre la Fed, se la ripresa non dovesse essere sufficientemente robusta, la banca centrale non esclude la possibilità di varare nuove misure di allentamento monetario.

Le parole hanno rassicurato i mercati, ma cosa succederebbe se Janet Yellen si sbagliasse nell’interpretazione delle condizioni macroeconomiche? Il precipitarsi troppo nell’imporre una stretta monetaria potrebbe non solo frenare la ripresa ma scatenare una nuova recessione, costringendo i banchieri a riportare i tassi guida intorno allo zero e varare un piano di accomodamento monetario, il quarto dallo scoppio della crisi dei mutui subprime.

È lo scenario descritto dall’analista di Deutsche Bank Dominic Konstam. Quello che la Fed sta colpevolmente ignorando è il fatto che dopo decenni di bolle, gli effetti della crisi finanziaria del 2007-2008 non sono ancora finiti, e “non solo il tasso reale di equilibrio (il tasso misurato al netto del tasso di inflazione vigente, NdR) è più basso, più a lungo, è nei fatti negativo”.

La tesi convenzionale  e della Fed sulle condizioni macroeconomiche vuole che l’economia sia abbastanza solida da essere pronta a un contesto con tassi più alti, anche visto lo stato di salute del mercato del lavoro. L’inflazione, in questo contesto, finirebbe per ritornare gradualmente sui livelli desiderati. E i tassi di interesse tornerebbero progressivamente sul 2-2,5% desiderato.

La verità è che l’occupazione è migliorata per via di fattori artificiali – i.e. le droghe monetarie – e sopratutto che il debito è ancora troppo alto, il che crea una trappola per le autorità di politica monetaria. Le politiche espansive straordinarie non hanno aumentato di molto il debito pubblico, ma un aumento del costo del denaro finirà per affondare la prima economia al mondo per via dell’aumento degli interessi da ripagare sul debito.

La crescita subirà un rallentamento in risposta alla stetta monetaria, anche perché la produttività rimarrebbe debole, anche con livelli alti di occupazione, e le società avrebbero un problema di bilancio tra profitti e costi, dovendo pagare di più in stipendi. La crescita nominale rallenterebbe ancora di più della crescita reale, perché l’inflazione scenderebbe sotto l’1% o anche di più.

Un rialzo di 25 punti base sulla carta sembra una sciocchezza. L’economia può sostenere un simile evento, probabilmente, ma se il tasso di equilibrio è negativo, allora certamente non ce la farebbe.

Quello di Yellen è un errore di valutazione, importante, dice l’analista di Deutsche Bank, “dal momento che persino un graduale rialzo dei tassi nel tempo potrebbe portare i fed funds sopra il tasso reale di equilibrio a breve termine, deprimendo la domanda“.

A quel punto “è plausibile che l’economia sprofonderà in una nuova recessione e che la Fed sarà ben presto costretta a interrompere il ciclo dei rialzi dei tassi. I danni strutturali provocati da questo errore metteranno pressioni al ribasso ulteriori sul tasso reale di equilibrio”, il tasso misurato al netto del tasso di inflazione vigente, creando un vortice pericoloso.

La curva dei tassi si appiattirà in maniera importante, almeno finché la Fed non finirà per fare inversione di rotta e tornare a tagliare i tassi, dichiarando il fallimento delle sue politiche.