Economia

Fed, il commento degli analisti e le previsioni di mercato

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Gli asset più rischiosi, come i titoli di Borsa, non hanno accusato il colpo nel primo giorno dell’era del Quantitative Tightening, ossia del piano di irrigidimento monetario progressivo della Federal Reserve dopo nove anni di acquisti di Bond, mutui e altri attivi sul mercato. Ieri la Fed ha deciso che da ottobre ridurre`la mole del suo bilancio, mettendo ufficialmente fine alle manovre di stimolo monetario straordinarie.

Sebbene i mercati finanziari oggi non abbiano preso la strada dei ribassi, potrebbero presto capitolare (“scendere nettamente” secondo Capital Economics) qualora l’economia Usa dovesse mostrare segnali di rallentamento. I titoli di mercato più rischiosi, che di solito vengono penalizzati da una stretta monetaria, hanno inaspettatamente snobbato l’atteggiamento aggressivo della Fed della riunione di politica monetaria conclusasi ieri.

“Rimarranno ben intonati per un anno e mezzo, anche se prevediamo che la Fed aumenterà il costo del denaro di un quarto di punto tra oggi e inizio 2019”, ha scritto in una nota Capital Economics. I tassi sono stati lasciati fermi all’1-1,25%.

Mitul Patel, Head of Interest Rates di Janus Henderson Investors

La Fed ha dichiarato che, a ottobre, inizierà a ridurre il proprio bilancio, in linea con quanto annunciato a giugno.

Il dot plot della Fed suggerisce un rialzo dei tassi di interesse a dicembre e tre strette monetarie nel corso del prossimo anno. Osservando il grafico, ci si aspetta un rialzo in meno per il 2019, mentre il tasso nominale di lungo periodo continuerà a scendere verso il 2.8%. Inoltre, il dot plot mostra le proiezioni per il 2020; si prevede una stima mediana dei tassi pari al 2.9%.

Il presidente della Banca centrale Usa, Janet Yellen, ha affermato che, sebbene l’inflazione si sia rivelata più debole delle aspettative, i membri del Fomc continuano a pensare che questa debolezza sarà comunque temporanea. Per il Comitato di politica monetaria, il rafforzamento delle condizioni del mercato del lavoro spingerà fortemente al rialzo l’indice dei prezzi al consumo.

Il mercato continua a essere piuttosto scettico riguardo la correttezza del legame esistente tra inflazione e disoccupazione. Inoltre gli operatori stanno prezzando un dato più basso rispetto a quanto previsto dalla Fed.

Tuttavia, con gli asset rischiosi che digeriscono gli aumenti dei tassi da parte della Fed molto più di quanto ci si aspettasse all’inizio del ciclo di rialzi, la Fed potrebbe continuare a incrementare il costo del denaro e a costruire così una sorta di cuscinetto per le future crisi.

Dovremmo inoltre considerare il fatto che, all’interno del Fomc, si assisterà a un turnover significativo e che Trump deve ancora nominare il nuovo presidente della Banca centrale. Di conseguenza, si rischia che il processo di transizione verso “una nuova Fed” si riveli non così semplice come si sperava, soprattutto se i membri entrati più di recente all’interno del Comitato sceglieranno di non condividere la propria view con quelli attuali.

François Rimeu, Head of Cross Asset & Total Return di La Française

Il risultato dell’ultimo meeting della FOMC è in linea con le nostre aspettative. La decisione di liquidare il bilancio era atteso e non ha sorpreso il mercato. Le previsioni sui tassi di interesse confermano nuovamente l’intenzione della commissione di aumentarli ancora una volta quest’anno e per tre volte ancora nel 2018. Inoltre, ed è questa la notizia principale della scorsa notte, il FOMC non sembra essere più particolarmente preoccupato riguardo il basso livello dell’inflazione, parlando di “effetti transitori” e credendo ancora a un graduale ritorno dell’inflazione al 2%.

Le previsioni economiche sono state riviste al rialzo (crescita del 2017 attesa al 2,4 rispetto al 2,2 precedente) e la proiezione del valore medio relativo alla disoccupazione per il 2018-2019 è stata ridotta di un decimo al 4,1%.

L’unica variazione sostanziale rispetto alle dichiarazioni precedenti è stata in riferimento ai danni che le tempeste hanno lasciato dietro di loro.

Tuttavia, e in linea con la nostra visione, è stato ricordato come “l’esperienza passata suggerisce che le tempeste non sono in grado di alterare materialmente il corso dell’economia nazionale nel medio termine”.

Fed: il commento degli analisti di State Street

A seguito del meeting odierno del Federal Open Market Committee (FOMC) statunitense, Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy per il Nord America di State Street Global Markets; Antoine Lesné, responsabile EMEA ETF strategy di SPDR ETFs, parte di State Street Global Advisors e Sophia Ferguson, senior portfolio manager for active fixed income and currency di State Street Global Advisors, hanno così commentato.

Ferridge: “Come ampiamente atteso, il FOMC ha annunciato l’avvio del programma di riduzione del bilancio, facendo della Federal Reserve (Fed) la prima Banca Centrale a intraprendere il riassoribimento dopo l’implementazione del quantitative easing a seguito della crisi economica mondiale. Questo elemento è stato ampiamente evidenziato dai membri del FOMC e la Fed ritiene che si tratterà di un processo graduale e prevedibile che, di conseguenza, produrrà pochi sconvolgimenti sul mercato, se non addirittura nessuno. Per citare il presidente Yellen, sarà come “guardare la vernice che si asciuga”. Tutto questo può essere vero all’inizio, con la Banca Centrale che consentirà di riassorbire solo 10 miliardi di dollari al mese. Nei mesi successivi, invece, tale cifra è destinata a crescere (con un aumento di 10 miliardi al mese ogni trimestre) e sarà accompagnata probabilmente dal tapering della Banca Centrale Europea (BCE) che inizierà nei primi mesi del 2018, rendendo il contesto della liquidità meno favorevole ai mercati finanziari”.

“Oltre alla riduzione del bilancio, nonostante i recenti dati deludenti, la Fed ha mantenuto invariato il suo outlook sui tassi di interesse, con un ulteriore rialzo previsto per la fine di quest’anno. Ciò nonostante, molto probabilmente sarà necessario un miglioramento dei dati e/o nuovi segnali di pressione inflazionistica affinché la Fed alzi i tassi di interesse per la terza volta nel 2017. Il suo compito non sarà certo facilitato dalla distorsione che subiranno i dati nei prossimi mesi, a seguito della devastazione causata dagli uragani Harvey e Irma”.

Lesné: “Come previstoe lasciato intendere il mese scorso, la Fed passa dalle parole ai fatti, diventando così la prima Banca Centrale ad avviare l’inversione della politica monetaria. Sarà un processo molto attento e graduale, che è già stato parzialmente incorporato nelle valutazioni di mercato”.

“Tutto questo avviene in uno scenario costituito dal consolidamento dei dati dell’inflazione, che potrebbero incrementare le probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre. Al contrario, gli altri dati economici non sono stati altrettanto significativi. L’approccio della Fed sembra prudente ed equilibrato. L’impatto previsto per l’inversione di rotta della politica monetaria resta ancora relativamente contenuto e ci vorrà l’avvio del tapering della BCE, che peraltro potrebbe a sua volta essere graduale, per offrire un minor supporto alle esposizioni corporate.. Attualmente continuiamo a preferire il credito rispetto ai treasury, mentre abbiamo un atteggiamento più cauto per quanto riguarda il rischio legato alla duration”.

Ferguson: “La volontà del FOMC di avviare il processo di riduzione del bilancio in ottobre implica maggiori livelli di fiducia sull’andamento dell’economia statunitense. Come lasciato intendere dalle precedenti comunicazioni, si tratterà di un processo graduale e prevedibile, limitando quindi l’impatto negativo sui tassi. Nonostante la disoccupazione abbia toccato i minimi storici e le condizioni finanziarie siano sempre più favorevoli, la crescita positiva dei salari ha smorzato l’atteggiamento dei falchi del comitato, con un andamento a ribasso nel lungo periodo della linea politica dei tassi di interesse, come emerge dai dot plot. Con 11 dei 16 partecipanti che chiedono un ulteriorerialzo dei tassi entro la fine dell’anno, la decisione di lasciare invariato il tasso all’1,25% offre una tregua gradita al FOMC, che avrà così modo di valutare i dati economici delle prossime settimane e mesi. Questa tregua riduce anche il rischio di una rimozione preventiva della politica monetaria accomodante e lascia allo stesso tempo un ampio spazio di manovra, qualora l’inflazione subisse un’accelerazione maggiore rispetto a quanto stimato nella seconda metà dell’anno.