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Bitcoin, Dimon di JP Morgan: “pentito di averlo definito frode”

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Il Ceo di JP Morgan Jamie Dimon ha detto di essersi pentito di aver definito Bitcoin una frode e ha riconosciuto le potenzialità della tecnologia blockchain, che alimenta il Bitcoin, sostenendo che è “reale”. L’ammissione è arrivata in un’intervista a Fox Business Network. Dimon resta tuttavia preoccupato di come reagiranno i governi quando Bitcoin diventerà davvero grande. Uno fra i più grandi detrattori della criptovaluta fa così marcia indietro sulle critiche avanzate in precedenza.

A settembre del 2017, nel corso di una conferenza a New York organizzata da Cnbc e Institutional Investor, Dimon aveva detto che Bitcoin non era soltanto una bolla, peggiore di quella dei tulipani, ma una vera frode. Un parere condiviso da Warren Buffett, che si è sempre tenuto lontano dalle criptovalute.

“Si tratta semplicemente di una cosa non reale”, che esploderà e “qualcuno si farà male”. Queste le parole su cui l’amministratore delegato di JP Morgan ammette di aver esagerato. Nello stesso mese, Dimon aveva ripetuto la sua ostilità alla criptovaluta e promesso, in un’altra dichiarazione, di licenziare “per stupidità” i trader della sua banca che avesse sorpreso a fare operazioni sulla criptovaluta. Le sue osservazioni erano state accolte con rabbia da parte di molti attori della comunità delle criptovalute, ma anche da diversi alti dirigenti come Larry Fink, presidente e Ceo di BlackRock.

Una cosa sono le parole, l’altra le azioni. Ad ottobre dello scorso anno, JP Morgan Chase ha annunciato il lancio, in partnership con altri due banche, Royal Bank of Canada e Australia and New Zealand Banking Group, di un sistema basato sulla blockchain che ridurrà in modo significativo la velocità delle transazioni, “da settimane a ore”.