Economia

Bce, Visco – Nouy: un duetto gravido di conseguenze

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A cura di Dino Crivellari*

Da Francoforte la signora Nuoy suona le trombe della BCE. Da Verona, Ignazio Visco risponde con le campane della Banca d’Italia. È ormai più di un anno che questo duetto si ripete a intervalli quasi regolari.

Danièle Nouy, francese, potentissimo capo della vigilanza della BCE , fa la parte dell’italianissimo Pier Capponi. E’ soprannominata lo “sceriffo degli NPls ” (non performing Loans, i crediti cattivi delle banche) perché vorrebbe che le banche europee si liberassero il prima possibile del lascito pesantissimo della crisi appena passata (speriamo): 1000 miliardi di crediti difficili da incassare , che rendono le banche commerciali inefficienti e l’intero sistema instabile.

La parte del francese Carlo VIII, con una curiosa inversione di nazionalità, tocca sistematicamente a Ignazio visco, il governatore della Banca d’Italia che, con flemma anglosassone da banchiere centrale, risponde : ” la riduzione dei crediti deteriorati è necessaria… “, ma ” va ottenuta con interventi che tengano conto delle condizioni di partenza, siano sostenibili e non producano effetti prociclici potenzialmente destabilizzanti “. Lo ha detto l’altro giorno all’Assiom Forex a Verona.

Questo duetto a distanza si è ripetuto più spesso da quando la BCE ,nell’ottobre scorso , ha annunciato il famoso ” addendum ” alle linee guida emanate a marzo del 2017 che impongono alle 120 principali banche europee ,sotto la sua diretta vigilanza , di adottare rigorose procedure di gestione dei crediti difficili. Nessuno ha criticato le linee guida in se perché ce n’era estremo bisogno, sono basate sul buon senso e qualunque banchiere prudente ed avveduto avrebbe dovuto praticarle da sempre. Non è stato così per insipienza, a volte, ma anche perché le banche, negli ultimi vent’anni , sono entrate nel vortice della speculazione finanziaria e hanno perso la bussola della visione di lungo periodo.

L’annunciato addendum della Nuoy ha invece scatenato un putiferio. Persino Tajani, stimolato dai banchieri italiani, e lo stesso Padoan sono stati ferocemente critici.

Il perché è facile da capire. L’addendum prevede che i crediti difficili debbono essere azzerati in bilancio entro due anni, se chirografari, ed entro sette, se garantiti. Per le banche italiane sarebbe una tragedia.

Dei 1000 miliardi di npls europei, le banche italiane ne posseggono un terzo, circa 350 miliardi, pur avendo l’Italia un PIL che non pesa più dell’ 11% del totale dell’Unione Europea. È una distorsione non sostenibile anche socialmente perché riguarda 10 milioni di italiani.

Questo stato di cose ,contrariamente a quello che si può pensare, è dovuto solo in piccola parte alla malagestio di banchieri incapaci o collusi con gli amici degli amici. Le sofferenze delle banche italiane sono il frutto di decenni di bancocentrismo: le aziende italiane hanno da 40 anni il peggior rapporto tra capitale proprio e debiti bancari perché gli imprenditori non sono prodighi con le loro imprese e non le capitalizzano sufficientemente , contando sulla generosità delle banche che , prima della crisi del 2008 , non si sono mai tirate indietro nell’erogare credito. A mio avviso troppo e spesso con modalità sbagliate.

Quando la crisi finanziaria, partita degli USA, si è trasformata in crisi dell’economia reale , dal 2010 in poi, le imprese e i clienti in difficoltà hanno smesso di pagare i debiti bancari e le banche ne hanno fatto le spese accumulando crediti deteriorati in quantità mai vista prima. A questo si riferisce Visco quando parla delle “condizioni di partenza”.

Le banche , strette tra l’accumularsi dei crediti cattivi e regole di vigilanza e contabili sempre più rigorose, hanno smesso di fare credito il che ha aggravato la crisi economica facendo venire meno al sistema delle imprese, già boccheggiante, l’ossigeno necessario per reagire.

È giusto dire che la posizione della BCE non è del tutto cervellotica. L’obiettivo è evitare che le banche siano ancora alle prese con lo smaltimento delle conseguenze della crisi appena conclusa quando arriverà, fatalmente, il nuovo ciclo congiunturale negativo.
Giusto, ma , dice Visco, ” est modus in rebus”. Gli interventi devono essere “sostenibili e senza effetti prociclici”.

Che significa?

La BCE insiste perché le banche italiane , le più cariche di sofferenze , le cedano sul mercato.
Il mercato delle sofferenze è dominato da un oligopolio costituito da pochi fondi speculativi anglosassoni ,molto liquidi ,che sono pronti a comprare sofferenze purché il loro investimento renda tra il 20 e il 25%.
Le banche italiane che hanno ceduto crediti su questo mercato hanno venduto al 10/15% portafogli che avevano in bilancio al valore netto ( molto realistico) del 40 /50%; cioè ci hanno rimesso tra il 40 e il 35% e sono state costrette a ricapitalizzarsi.

Chi ha ricapitalizzato queste banche ? I fondi speculativi che hanno reinvestito i proventi realizzati comprando a 10 quello che valeva 40 o 50. Insomma si sono comprati le banche con i soldi delle banche. I principali azionisti delle prime 11 banche italiane sono nel 90% dei casi stranieri e prevalentemente fondi d’ investimento.

Poiché le banche socializzano le perdite non solo svalutando le azioni dei loro azionisti, ma diminuendo il gettito fiscale, chi ha pagato il costo di queste operazioni di trasferimento all’ estero di ricchezza nazionale siamo tutti noi.

La preoccupazione di Visco è che , se si procedesse con cessioni massive delle sofferenze ai fondi, molte banche entrerebbero subito in difficoltà e la stabilità del sistema ne soffrirebbe.
Con l’addendum della Nouy le banche ,costrette ad accelerare le svalutazioni, non potrebbero che vendere gli NPLS ai fondi speculativi con le conseguenze che abbiamo visto prima .

In effetti la ricetta BCE non è l’unica e , almeno per l’ Italia , è controproducente. Può diventare prociclica, cioè aggravare la situazione anziché migliorarla.

Si potrebbero avviare ben altre iniziative, che pure sono state oggetto di studi e proposte , ma anche di diversi disegni di legge parlamentari come quelle sul Giubileo bancario. Ma la politica , in questo momento , è troppo occupata in una campagna elettorale fondata su temi di facile impatto mediatico per occuparsene.
Speriamo che con il nuovo Parlamento riesca a concentrarsi nuovamente su un argomento che interessa tutti i cittadini ed il loro futuro.

* Avv. Studio legale Crivellari & Partners