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Britannici andranno in pensione a 81 anni

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LONDRA (WSI) – Le persone della nuova generazione dovranno lavorare fino a quando le forze le sosterranno, a 81 anni di media se vorranno usufruire di un assegno decente, sugli stessi livelli di quello di cui hanno potuto usufruire i loro genitori, a meno che il sistema previdenziale non venga cambiato radicalmente. Sono le rivelazioni contenute in un paio di nuovi studi britannici.

Una ricerca dell’erogatore delle prestazioni pensionistiche Royal London rivela che senza una revisione del sistema previdenziale “potremmo assistere alla morte delle pensioni”. Con la riforma delle pensioni, un cittadino del Regno Unito potrà terminare la vita professionale non prima dei 66 anni tra dicembre del 2018 e l’ottobre del 2020.

In un’altra analisi condotta per due anni da un team di ricercatori guidato dal direttore dell’Istituto di Previdenzia della Cass Business School, David Blake, si denuncia come la riforma delle pensioni nel paese abbia peggiorato ancora la situazione.

Le dichiarazioni molto potenti contenute nel report non sono una grande novità visto l’andamento dei dati demografici mondiali, indice di un invecchiamento galoppante della popolazione nei paesi occidentali. Ma nel Regno Unito assumono la portata di un allarme da ultima spiaggia.

La tesi interessante dello studio è che riformando il sistema previdenziale, concedendo una sorta di Tfr (trattamento di fine rapporto) potenziato, il governo di David Cameron si è messo nei guai più degli altri paesi industrializzati. Il tentativo era quello di dare ai risparmiatori la libertà di spendere e investire come desiderato i soldi per la pensione.

Addirittura al compimento dei 55 anni di età si potrà recuperare tutti i contributi versati per la pensione. L’obiettivo è quello di dare la possibilità di avere liquidità a portata di mano in caso di bisogno o investimenti. Ma se tutti lo facessero, lo stato ne uscirebbe con le ossa (e finanze) rotte. Per la maggioranza sarebbe inoltre un vero e proprio azzardo, perché rischierebbe di vivere gli ultimi giorni di vita senza alcuna certezza economica.

Risparmiatori e pensionati esposti a rischi enormi

Dalla ricerca commissionata dal Partito Laburista emerge che da quando è stata introdotta la libertà di gestione dei propri contributi e di scegliere in quali fondi pensione investire i propri ricavi, i risparmiatori e futuri pensionati sono diventati esposti a rischi che prima non avrebbero potuto correre.

La gestione del patrimonio in chiave pensionistica per determinare il proprio futuro economico quando non avremo più un lavoro non dovrebbe essere il nostro compito, secondo la ricerca. In Italia è normale rinunciare a una parte del nostro salario per accumulare contributi previdenziali e assicurarci un futuro economicamente stabile potendo arrivare alla fine del mese anche quando non saremo più in grado o non vorremo più lavorare.

“Fino ad ora l’unico obiettivo di uno schema pensionistico era quello di offrire una certa sicurezza e costanza di reddito fino alla fine dei nostri giorni”, dice Blake nella ricerca. Da quando è stato lanciato il programma che offre la libertà di scegliere il proprio percorso pensionistico “nessuno sa più come debba essere un buon piano o reddito pensionistico”.

“Il pericolo è che avremo una generazione che non potrà più permettersi di andare in pensione”. Da quando l’obbligo di versare contributi è decaduto nel 2015, l’efficacia e i costi delle alternative offerte dal settore della gestione degli investimenti vengono messi in serio dubbio nella ricerca.

Uno dei punti interrogativi riguarda anche il fatto che il settore delle assicurazioni e quello della gestione degli investimenti siano in aperta concorrenza tra di loro, il che rende ancora più difficile stabilire quale potrebbe essere un buon piano pensionistico individuale e finisce per penalizzare l’aspirante pensionato.

“Per conquistare quote di mercato il settore assicurativo si affida all’inerzia dei clienti piuttosto che a prodotti che permettano una conversione corretta e ideale delle pensioni in reddito”, si legge nella ricerca.

Non sono buone notizie per i consumatori e i pensionati, anche perché la qualità dei prodotti offerti è indispensabile per garantire redditi soddisfacenti ai pensionati nel nuovo sistema introdotto con la riforma delle pensioni voluta l’anno scorso dal governo Cameron.

Senza contare che i fondi pensione e le compagnie di assicurazione sulla vita nel Regno Unito hanno un impatto maggiore rispetto alla media europea sull’azionario e sui mercati finanziari più in generale.

Fonti: Financial Times, Royal London