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Wealth management: crisi-Covid metterà i costi sotto la lente dei clienti

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“Il difficile scenario per gli investimenti dettato dal Covid-19 aumenterà probabilmente le aspettative dei clienti sul valore offerto dalle società di wealth management, in relazione alle commissioni applicate”: è quanto scrive Capgemini nell’ultima edizione del suo World Wealth Report.

La ricchezza nel 2019

La fotografia scattata ai super-ricchi nel 2019, per quanto appaia ormai precocemente datata, restituiva un quadro lusinghiero: nonostante il rallentamento dell’economia globale il buon andamento dei mercati ha consentito agli High Net Worth Individual (Hnwi) di accrescere la propria ricchezza del 9%.

In particolare, l’incremento è stato più significativo nel Nord America (+11%) e in Europa (+9%), mentre in Italia i paperoni hanno accresciuto il proprio patrimonio dell’8%, la stessa percentuale registrata nella regione Asia-Pacifico (tradizionalmente, quella che cresce più in fretta).

Lo scenario, tuttavia, è stato radicalmente colpito dalla pandemia del coronavirus: il Fondo monetario si aspetta una contrazione del 4,9% nel 2020 e gli Hnwi sono già intervenuti, nel primo trimestre, ad aggiornare la propria composizione di portafoglio per approfittare della nuova fase (grafico in basso). Salta subito all’occhio un deciso incremento della componente azionaria, dal 25,7% al 30,1% a fronte di una riduzione di tutte le altre asset class.

Wealth Management alla prova dei costi

Fra le pagine del report ampio spazio è dedicato alle aspettative che i soggetti più facoltosi nutrono nei confronti dei loro wealth manager. Nel 33% dei casi gli Hnwi non si sentono soddisfatti delle tariffe “caricate” sui propri risparmi. Questa percentuale “è attesa in ulteriore aumento nel 2020 a causa dei mercati volatili e dell’attuale scenario pandemico”, afferma Capgemini.

In particolare, le perplessità relative alle fees riguardano, la trasparenza (47%), le performance (41%) e il valore ricevuto in cambio dei costi applicati (39%). Anche per questo il 35% degli intervistati afferma che preferirebbe passare a tariffe applicate alle performance, mentre solo 13% desidera un prelievo basato sul valore degli asset in gestione.

Non stupisce, insomma, che nei prossimi 12 mesi, il 22% degli Hnwi abbia programmato il cambio della propria società di gestione patrimoniale principale: fra questi, il 42% ha dichiarato di aver preso questa decisione a causa delle commissioni elevate.