NEW YORK (WSI) – Seduta da dimenticare per la Borsa Usa che, nel finale, vede i principali indici perdere una media dell’1%. Nel dettaglio, il Dow perde l’1,09% (16.330 punti) , il Nasdaq scivola dell’1,5% a 4.756 punti mentre lo S&P 500 scende dello 1,23% a 1.942 punti.
Gli investitori rimangono sull’altolà in attesa di avere nuove indicazioni sulle prossime mosse della Federal Reserve. La decisione di rimandare ancora il rialzo dei tassi – sarebbe stata la prima volta dal 2006 – è stata interpretata come un sentimento di paura nei confronti delle ripercussioni che il rallentamento cinese potrebbe avere sulla ripresa dell’economia globale e su quella statunitense in particolare.
Segnali poco confortanti sono arrivati oggi dall’indice delle attivita’ manifatturiere della Fed di Richmond che e’ sceso in settembre a -5 punti da 0 in agosto. Il dato e’ peggiore delle attese degli analisti che si attendevano un rialzo a 4 punti.
Un altro governatore della Federal Reserve, Lockhart della Fed di Atlanta, ha detto che non appena finite le turbolenze sui mercati, in particolare emergenti, la banca centrale alzerà i tassi e dovrebbe pertanto farlo entro fine anno.
Un segnale che qualcosa non va nei mercati lo offre il crollo dei titoli Glencore, dovuto al ribasso pesante del valore del rame. Due settimane dopo un aumento di capitale, le azioni sono tornate ai minimi di sempre, accusando un calo del 10% oggi. Dall’ingresso in Borsa del 2011 hanno perso l’80%. I Cds a 5 anni, i contratti per assicurarsi per cinque anni contro l’eventualità di un default, sono tornati sopra i 400 punti base.
Sul valutario il Dollar Index avanza dello 0,06%. Euro piatto a 1,1190 dollari. Sul franco la moneta unica è pure invariata a 1,0876, mentre sulla sterlina è in progresso dello 0,07% a 0,7220. Dollaro yen meno 0,034% a 120,150.
In ambito di materie prime, il petrolio ha chiuso la seduta in calo, appesantito da rinnovati timori che il rallentamento della Cina e dell’economia globale e del conseguente effetto sulla domanda di una materia prima di cui ci sono ampie scorte nel mondo. Al New York Mercantile Exchange, il contratto a ottobre (scambiato per l’ultima volta oggi) ha ceduto l’1,8%, 85 centesimi, a 45,83 dollari al barile. Ieri aveva guadagnato il 4,48% mentre venerdi’ aveva messo a segno il peggiore calo giornaliero da quasi tre settimane con un -4,7%. E’ il segno che la volatilita’ delle quotazione e’ destinata a continuare.
Mentre l’azionario a Wall Street continua a essere protagonista di un sell-off, i Treasury restano acquistati. E considerando il rialzo dei prezzi, l’asta di titoli a due anni per un valore di 26 miliardi di dollari ha attratto una buona domanda. Quest’ultima e’ stata pari a 3,27 volte l’offerta, leggermente meno delle 3,3 volte viste nelle recenti asti. Agli acquirenti indiretti, associati alla domanda dall’estero, e’ andato il 43% e a quelli diretti, riflesso della domanda interna, e’ andato il 13%, non lontano delle medie recenti. Il decennale vede rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – scendere al 2,123% dal 2,212% di ieri. Il titolo a tre mesi viaggia allo 0,0076%
(DaC-MT)