Mercati

Wall Street chiude negativa il miglior gennaio da anni

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (WSI) – Wall Street ha chiuso in lieve calo dopo la delusione arrivata dalle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione e in attesa del dato previsto per domani sui posti di lavoro creati nel mese.
Il Dow Jones ha perso lo 0,36% e chiuso a quota 13860,58, lo S&P’s 500 ha lasciato sul terreno lo 0,26% a 1498 punti; il Nasdaq praticamente invariato ha ceduto solo 0,01% a 3142,13 punti.

Mentre i fattori che hanno sostenuto il rally del mercato, spingendolo ai massimi da cinque restano intatti “iniziamo a vedere alcuni segnali di consolidamento, tra questi la difficoltà dello S & P 500 di spingersi sopra la soglia dei 1500 punti”, ha detto Fred Dickson, investment strategist capo Davidson Aziende.

Nonostante la flessione odierna, gennaio si conferma come il migliore mese da anni con lo S&P 500 che ha riportato +5% da inizio 2013, segnando la migliore performance a gennaio dal 1997: questo, grazie al compromesso raggiunto tra il Congresso Usa e i Repubblicani del Congresso sul fiscal cliff, ma anche per merito di una stagione degli utili societari che finora non si è rivelata troppo deludente.

Lo S&P 500 ha più che raddoppiato il proprio valore dal minimo dei 12 anni precedenti testato nel 2009, complice il sostegno arrivato dalla Fed; il listino è praticamente appena -4% sotto il record assoluto toccato nell’ottobre 2007 a quota 1.565,15, mentre il Dow Jones ha guadagno il 5,8% ai massimi dal 1994.

“C’è troppa incertezza perchè il mercato possa continuare ad andare avanti segnando nuovi rialzi, dunque ritengo che un dietrofront risulterà salutare – ha commentato tuttavia in una intervista a Bloomberg Tom Walker, responsabile dell’azionario Usa presso Martin Currie Investment Management – Gli utili hanno superato le attese di breve periodo, ma le attese non erano comunque elevate”.

Finora, il 75% delle 232 società scambiate sullo S&P 500 che hanno comunicato i bilanci ha superato le attese sugli utili, mentre il 66% ha battuto le previsioni sul fatturato.

Dopo la caduta registrata dal Pil nel quarto trimestre, altri due dati resi noti in mattinata hanno allungato un’ombra sullo stato di salute dell’economia americana. Le richieste settimanali dei sussidi sono salite oltre le attese, toccando il massimo in un mese. Peggio delle stime anche le spese personali di dicembre, mentre i redditi sono saliti ben oltre le prrevisioni. Buone notizie dal Chicago Pmi, che è cresciuto ben oltre le attese, al massimo da aprile.

Si avverte ancora nelle sale operative, anche quelle europee, la delusione per il dato sul Pil Usa del quarto trimestre reso noto nella giornata di ieri. Di fatto, l’economia americana ha subito una contrazione -0,1%, riportando il trend peggiore dal secondo trimestre 2009: ovvero da quando gli Stati Uniti versavano in recessione.

Non sono di buon auspicio inoltre i commenti sull’azionario che arrivano da alcuni analisti. Il guru Marc Faber e gli analisti di Citigroup anticipano infatti una fase di correzione, ricordando che tradizionalmente gennaio è un mese solido per i mercati. Dunque, è possibile che gli investitori abbiano brindato troppo presto – soprattutto rispetto ai fondamentali dell’economia – e troppo.

Non sono state poi confortanti le dichiarazioni della Fed che, nel lasciare i tassi sui fed funds invariati tra lo zero e 0,25%, mantenendo il piano di acquisto di titoli da 85 miliardi di dollari al mese, ha parlato di “pausa negli ultimi mesi” dell’attività economica e di un tasso di disoccupazione che “rimane elevato”.

Altri analisti mettono poi in rilievo che l’ondata di liquidità che continuerà a essere iniettata nel sistema americano da Ben Bernanke e colleghi continuerà a mettere sotto pressione il dollaro. L’appuntamento cruciale a questo punto è per domani, con il consueto report mensile occupazionale dispensato dal governo. Le aspettative sono per la creazione di 195 mila posti di lavoro nel settore non agricolo e per un tasso di disoccupazione in flessione dello 0,1% al 7,7%.

Facebook cede terreno. Il gruppo diretto da Mark Zuckerberg ha annunciato a mercati chiusi ricavi e utili migliori delle previsioni, ma comunque un calo dei profitti -79% a $64 milioni per via dell’incremento delle spese operative (+82%). Il titolo ha perso durante la sessione fin oltre -6%.

I risultati di bilancio fanno invece salire l’appeal dei titoli JDS Uniphase. RBC ha alzato il target da $14 a $16. Rally +19,35%, titolo migliore dello S&P 500.

Dow Chemical sotto pressione, cede -5,29% circa, dopo che il colosso chimico Usa, numero uno per valore delle vendite, ha riportato una perdita netta di $716 milioni, o 61 centesimi per azione, contro la perdita di 20 milioni, o 2 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente.

Male anche UPS, -1,61%, dopo aver reso noto che l’utile per azione di quest’anno sarà compreso tra $4,80 e $5,06, contro i 5,13 attesi in media dal consensus.

Balzo di Qualcomm, +5,57%, numero uno al mondo per chip per cellulari, +6,6%, dopo che la società ha detto di stimare per il trimestre in corso un utile per azione compreso tra 98 centesimi e $1,06 su un fatturato tra $5,8 e $6,3 miliardi. Gli analisti prevedono un attivo per azione di 94 centesimi su vendite per $5,87 miliardi.

Bene Mastercard, +1,75%, i cui utili del quarto trimestre hanno battuto le attese.

Sugli altri mercati, in ambito valutario, l’euro ai massimi dal 2011 sul dollaro. La moneta tuttavia risulta praticamente piatta, pur rimanendo ancorata saldamente sopra quota $1,35 e fa +0,01% a $1,3568. Dollaro/yen +0,10% a JPY 91,16.

Quanto alle commodities, i futures sul petrolio il future sul Crude con scadenza marzo ha perso al NYMEX lo 0,5% a $97,49 al barile. Durante l’intero mese la quotazione dell’oro nero è salita del 6,1%. Si è trattato in questo modo del miglior gennaio dal 2006. Il prezzo del greggio ha beneficiato durante le scorse settimane soprattutto dell’aumento della tensione nel Medio Oriente e dell’indebolimento del dollaro, oro +0,03% a $1.667,30. I rendimenti sui titoli di stato decennali virano in rialzo all’1,998%.

TITOLI MARKET MOVER DELLA SESSIONE

BOLLA BOND POSSIBILE IN 2013