Powell ha scelto. E i mercati?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

di Alberto Raponi, consulente finanziario

Chiusura settimanale coincidente con quella mensile nell’ottava appena conclusasi sui mercati finanziari. Una chiusura che ha dimostrato notevole forza, in parte anche inaspettata. La settimana come preannunciato era fondamentale, incombeva sui mercati il meeting del Fomc con il discorso di Powell, e il dato sul Pil a stelle e strisce che doveva decretare se gli USA sono in recessione tecnica o meno.

Ebbene, contrariamente sia alle attese che alle evoluzioni seguenti il rilascio dei dati, i mercati sono volati, portando la performance mensile a oltre il 10% sul Nasdaq e a percentuali ben sopra il 5% sull’indice S&P 500. Tale forza si è propagata anche in Europa, dove svetta, anche la un po’ a sorpresa visti i guai politici, l’indice italiano, che ha messo a segno una percentuale di salita di tutto rispetto.

Come sempre quindi i mercati vanno contro le attese e contro i dati. Mentre il Pil americano segna un -0,9%, facendo entrare gli Usa in recessione tecnica (data da due trimestri negativi consecutivi) e mentre assistiamo a un Powell che non modera i toni mostrandosi ancora falco, e mentre alla luce di tutto ciò gli operatori si aspettavano un crollo, le borse salgono e anche tanto. Serpeggia nel floor l’idea che i mercati non abbiano capito bene le parole del presidente della Fed. O addirittura qualcuno esclama che hanno sentito quello che volevano sentire, perché una reazione del genere  a parole da falco non è giustificabile. E proprio su questo punto va posta l’attenzione: ma i mercati devono sentire necessariamente quello che viene detto? O devono interpretare i possibili sviluppi delle manovre che sono state e vengono attuate? Ostinarsi a reagire sempre alla contingenza è il vero scopo dei mercati finanziari? Rispondendo a queste domande si può arrivare a capire perché alle volte sembrano andare in direzioni opposte alle aspettative. Ma svisceriamo bene le parole di Powell, perché attorno a quelle sembra si è creata molta confusione.

Cosa ha detto Powell

Powell ha rialzato i tassi, come era nelle attese, di 75 punti base, quindi non ha sorpreso i mercati, punto primo. Ha poi affermato che la Fed non sarà più fonte di incertezza. Queste parole ai mercati finanziari piacciono. Quello che temono di più è l’effetto sorpresa, e la Fed che scaccia questo timore non può che portare serenità, e serenità in finanza significa rialzo. Ha poi proseguito dicendo che stiamo entrando in un range neutrale di politica monetaria, e che ora è appropriato continuare a muoversi in base ai dati, sviscerandoli bene e non leggendoli superficialmente. Su questo punto ha insistito dicendo che sul dato PIL, che sarebbe stato rilasciato il giorno seguente(giovedì) sarebbe meglio aspettare la revisione che avviene qualche settimana dopo, in quanto la prima lettura, non puntuale e che quindi non tiene conto di tutto, non necessariamente significa recessione. Così come ha affermato che il dato sull’inflazione va depurato e va estrapolata quella core. Ha testualmente affermato che i dati “vanno ed andranno presi con le pinze.”

E quindi perché sorprendersi, alla luce di queste parole, se i mercati sono saliti? Il Pil è poi stato negativo, vero, ma se va preso con le pinze e se va attesa la sua revisione perché innervosirsi?

Le mosse future della Fed

Altro discorso possiamo aprire sulle future mosse. I mercati si aspettavano un altro rialzo a settembre della stessa entità, ma Powell non lo ha dato per scontato. Ha si affermato che l’idea di base sarebbe quella, ma saranno da osservare i dati. La forward guidance, il programma in base al quale la banca centrale si muove è stata completamente annullata, e perché allora i mercati dovrebbero mantenerla? Ha comunque proseguito che anche ci fosse questo ennesimo rialzo a settembre, tendenzialmente dovrebbe essere l’ultimo, perché poi saranno da osservare i suoi effetti nel medio termine, in quanto è divenuto molto difficile ragionare su temi ipotetici. Insomma, le parole espresse sono moderatamente ottimiste. E vedere salire i mercati, anche a fronte dei dati trimestrali delle big tech americane come Amazon ed Apple, che dimostrano tenuta dei consumi, non è proprio una sorpresa.

Abbiamo quindi assistito a una Fed che sembra un falco che sta planando, ad una economia i cui dati mostrano recessione ma sono da rivedere, ad un mercato del lavoro forte che dimostra che comunque sarà una recessione insolita, a consumi che tengono in quanto le grandissime aziende non crollano e i bilanci delle famiglie sono in ordine. Alla luce di tutto ciò, esattamente, dove è la sorpresa? Vogliamo aggiungere che le borse erano depresse e quindi un rimbalzo, anche tecnico, era prevedibile? Quello che è successo fino ad ora non è sorprendente, anzi. Quello che sorprende è che ancora c’è qualche operatore, anche importante, ancorato alle vecchie idee: due trimestri consecutivi di Pil negativo=recessione – indici che arrivano a -20%=mercato orso. Ma sono ancora attuali questi assunti? Ha ancora senso ragionare così? Su questi argomenti sarebbe da porre attenzione. I cicli economici oggi sono molto veloci, così come gli scambi sulle borse mondiali. Questo comporta la necessità di un ripensamento dei vecchi dogmi, ma anche non fosse necessario, Noi da investitori, preferiamo comprare un mercato orso ed attendere che diventi toro o comprare un mercato toro ed attendere che diventi orso? Su questo punto dobbiamo ragionare per bene perché, nonostante a tutti piaccia prevedere e prendere il punto di minimo, l’importante è comprare una fase discendente tutta, perché i mercati, alla lunga, il minimo lo fanno sempre e durante una fase di ribasso…

Cosa aspettarsi dai mercati?

Un rimbalzo, almeno tecnico, era prevedibile. Come, era prevedibile stare accorti sui massimi. Ebbene adesso a cosa assisteremo? Il rimbalzo tecnico è arrivato al suo target, posto tra i 4.100 e i 4.200 punti sull’indice S&P500. Ora dovrà decidere il suo futuro. Allungo a 4.450 punti? O discesa a riprendere il mercato orso, come si aspettano tutti gli assets manager blasonati (che prima del crollo davano l’indice a 5000 punti)? In genere, agosto non è incline ai cambi di rotta. Inoltre per far salire titoli ultracapitalizzati come Amazon e Apple serve tanta liquidità, che quindi è stata immessa, e probabilmente non per essere tolta domani. Quindi ci si potrebbe aspettare la prosecuzione del rally estivo. Certo ora gli ostacoli tecnici sono tosti, servono soldi e tanti per essere abbattuti, ma se svisceriamo bene gli indici notiamo che ci sono ancora tantissimi titoli, nel sottobosco, che hanno tanto ma tanto terreno da recuperare, e come il crollo era stato preceduto da vendite sulle big tech, il loro riacquisto potrebbe essere foriero di ulteriori rialzi, scenario per il quale propendo al momento.

Certa è una cosa: Powell ha scelto! Tra recessione e inflazione preferisce la prima, in quanto, sue parole, nulla funziona senza la stabilità dei prezzi. Quindi se l’inflazione non scende tornerà a volare alto come i veri falchi fanno. Anche perché, sempre suoi concetti, una fase di rallentamento generata da una politica monetaria moderatamente restrittiva come è adesso, sarebbe utile a riequilibrare la domanda con l’offerta.

Ma i mercati trovano la loro strada sempre, se le banche centrali sono di aiuto bene, altrimenti sanno fare anche da soli, e lo hanno dimostrato nella loro storia. Anche andare sempre a cercare il nesso tra manovre e andamento dei mercati potrebbe portare fuori rotta, perché, nonostante è da più di un decennio che sia stato tutto delegato alle banche centrali e alla finanza, sarebbe anche ora che la vecchia e cara politica economica ricominciasse un po’ a metterci del suo…e su questo Powell credo sia abbastanza d’accordo…il Suo “this is not a normal time” forse voleva significare un po’ anche questo.