Inflazione e rialzo tassi, cosa succede ai nostri risparmi

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di Vincenzo Menna 

L’aumento del costo delle materie prime, da quelle industriali a quelle alimentari, sta spingendo verso l’alto l’inflazione. Ce ne accorgiamo guardando le bollette di luce e gas, che hanno subito rincari di oltre il 50% rispetto al trimestre scorso.

Per combattere l’inflazione le banche centrali hanno diverse armi a disposizione che vanno sotto il nome di POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA; tra queste quella più efficacie è il rialzo dei tassi di interesse. Alzando il costo del denaro, si riduce la quantità di moneta in circolazione, si raffreddano i prezzi e l’inflazione dopo un pò di tempo rientra nei canoni convenuti, ossia circa il 2% (obiettivo della BCE).

Inflazione, gli effetti sui risparmi

Il mercato obbligazionario è quello più vulnerabile, perché quando i tassi salgono le obbligazioni scendono.

Facciamo un esempio per capire il meccanismo: ipotizziamo di avere in portafoglio un BTP decennale con scadenza 2032 e cedola 2%, comprato alla pari. Se ipotizziamo un rialzo dei tassi dell’1%, i BTP di nuova emissione – a parità di scadenza – dovranno avere una cedola del 3%. Pertanto tutti gli investitori troveranno più interessante il nuovo BTP (adeguato ai nuovi tassi) piuttosto che il vecchio. Per rendere uguali i rendimenti dei due BTP, il primo scenderà di prezzo nella misura dell’1% per ogni anno di durata, quindi il nuovo prezzo sarà all’incirca 90 e non più 100. La perdita per l’investitore sarà del 10% in conto capitale.

A conferma di ciò e a causa del rialzo dei tassi, da circa un anno, le obbligazioni governative e quelle corporate dei principali paesi sviluppati hanno subito un brusco calo, di oltre il 10%. Da inizio 2022 la correzione è stata di circa il 4%.

Fonte: investing.com

 

E il mercato azionario? Come si comporta quando i tassi crescono?

Nella fase iniziale i listini azionari subiscono l’effetto annuncio e scendono a loro volta. Ad essere più penalizzati sono i settori GROWTH cioè quelli ad alto contenuto tecnologico, mentre i settori VALUE (industriali, utility, energetici e banche) tengono meglio. Una volta “digerito” l’effetto annuncio, con i tassi già in risalita, il mercato azionario riprende a crescere.  Ciò a condizione che il rialzo non sia talmente elevato da strozzare l’economia; condizione che al momento è da escludere.

La tabella in basso fa riferimento al mercato Usa e mostra come in un solo caso, nel 1993, l’indice azionario S&P 500 è sceso, seppur di poco, con i tassi in risalita. In tutti gli altri casi c’è stato un apprezzamento del mercato azionario e nella maggior parte dei casi si è trattato di un rialzo poderoso.

 

Adeguarsi al nuovo scenario

Troppe volte le obbligazioni vengono associate al rischio basso, come se non potessero perdere. In realtà abbiamo visto che non è così. I possessori di BTP se ne saranno sicuramente accorti in questo periodo, vedendo scendere significativamente i prezzi dei loro titoli. Per molti di essi questa è una novità assoluta, dato che negli ultimi 40 anni il trend discendente dei tassi è stato sempre favorevole al mercato obbligazionario.

Oggi questo eldorado fatto di cedole elevate e apprezzamento dei titoli è finito! Bisogna adeguarsi al nuovo contesto che non consente – in questa fase – di rivolgersi al mercato obbligazionario con la stessa facilità. Il fai-da-te diventa sempre più difficile e la ricerca di scorciatoie (obbligazioni alto rendimento o in valuta) può provocare danni ingenti ai patrimoni degli investitori. Meglio farsi aiutare da un buon consulente che può indirizzare l’investitore verso soluzioni più adeguate agli obiettivi di vita e non al contesto di mercato.

 

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