L’emotività nemica degli investimenti

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Articolo di David Volpe, consulente finanziario di Firenze

Ho compreso diversi anni fa che la differenza tra la buona e la cattiva  riuscita di un investimento riguarda soprattutto la mentalità e la predisposizione emotiva della persona che si appresta a farlo. Questo ovviamente non vuole minimizzare il bagaglio conoscitivo delle competenze tecniche e dell’analisi di mercato necessario per strutturare un portafoglio profittevole, ma soltanto evidenziare che il processo che porta al raggiungimento di buoni risultati va oltre la fase di pianificazione. Una volta attivato il processo, questo deve essere controllato, perfezionato, ma soprattutto protetto dai naturali sbalzi emotivi che gli investitori subiscono.

 

Cosa è la finanza comportamentale

Di tutto questo tratta la Finanza Comportamentale, quella branca di teoria economica che spiega e approfondisce il rapporto delle persone con il mondo “emotivamente instabile” del mercato azionario. Ma la teoria che sta alla base di questo fenomeno l’ho scoperta solo in un secondo momento, dopo averla testata più volte sul campo.

La mia carriera professionale da consulente inizia presso un istituto bancario, che nel tempo è stato acquisito, come spesso succede, da un colosso italiano del credito.

Libertà di pianificazione

Dopo oltre 15 anni ho sentito la necessità di una maggiore libertà di pianificazione che mi ha portato ad “affrontare” un grande cambiamento, uscendo dalle logiche schematiche del settore bancario e preferendo svolgere la mia professione per una casa di investimenti indipendente.

In questi anni ho avuto modo di seguire molti investitori, con portafogli molto diversi tra loro. E posso dire senza ombra di dubbio che la cosa più utile che io abbia fatto per loro, oltre allo studio e alla preparazione dei loro portafogli,  è stato il sostegno e la guida nei momenti in cui il mercato oscillava. Sì, perché purtroppo la maggior parte di noi viene trascinata da quelli che possiamo chiamare i rumors mediatici e sociali, che gridano alla crisi quando la Borsa perde di valore e sprona all’acquisto quando la borsa sale.

Così capita che il cliente, spaventato o esaltato dalle notizie ricevute, arrivi con l’idea di vendere i propri investimenti azionari, preso dal terrore di perdere tutti i risparmi di una vita oppure con l’intento di comprare sull’onda dell’entusiasmo, quando la Borsa ha da (fin troppo) tempo dato segni di forte ripresa.

Ed è un processo del tutto naturale, che la Finanza comportamentale ha studiato cercando di evidenziare gli errori cognitivi che l’investitore subisce in ogni decisione che prende.

Le principali distorsioni

Volendo fare una panoramica sulle distorsioni più comuni troviamo:

  • L’effetto gregge. La tendenza a sentirsi più propensi verso una scelta se questa è ritenuta la preferita dalla maggior parte delle persone (o da un gruppo di riferimento)
  • Affidamento sul passato. Valutare come più probabile un risultato se questo si è realizzato in passato. Molti economisti sono ormai d’accordo sul fatto che a livello finanziario il passato non è indicativo del futuro
  • L’avversione alle perdite. La percezione della perdita è misurata come 2,5 volte più pesante di un guadagno dello stesso importo
  • L’influenza dell’ordine di presentazione delle opzioni possibili. Si considera l’uomo un essere razionale in grado di valutare freddamente le scelte ma molti fattori esterni, come ad esempio il semplice  ordine in cui vengono presentati gli investimenti, possono cambiare le sorti della scelta

La consulenza attiva accompagna i clienti nella comprensione dei meccanismi mentali che portano a fare scelte spesso avventate. Se si ha la consapevolezza di come funziona il mercato, con le sue oscillazioni periodiche, e si utilizzano alcune leve mentali su cui fare affidamento per evitare scelte avventate, allora il nostro obiettivo di investimento sarà raggiunto.

E’ questo il motivo per cui penso che l’assistenza costante sia uno degli aspetti in cui il lavoro del consulente finanziario si esprime al meglio, il momento in cui davvero svolge il suo ruolo di “consulenza”.

 

Questo articolo fa parte di una nuova rubrica di Wall Street Italia dedicata ai consulenti finanziari che vogliono raccontare le loro esperienze e iniziative professionali. Se siete interessati a pubblicare una vostra storia scriveteci a: [email protected]


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