ROMA (WSI) – È un evento epocale. Le politiche economiche messe a punto in mezzo secolo di storia sono state buttate al vento nel giro di una notte, breve periodo durante il quale la sterlina è scesa da 1,48 dollari a 1,36. Il giorno X, anzi la notte X, in cui il Regno Unito ha detto no a un’Unione europea di cui evidentemente non si sente più di far parte, è arrivato. Ora è in bilico anche il futuro dell’euro dopo che più della metà di 46,5 milioni di britannici hanno votato per dire definitivamente addio all’Europa, rischiando di scatenare un effetto domino in tutto il continente.
A parte gli eurocrati e falchi dell’integrazione europea, il premier David Cameron è uno dei grandi sconfitti del voto. Il leader dei conservatori si è dimesso alle 8 ora locale, in concomitanza con l’apertura dei mercati. La decisione del popolo britannico non farà scattare automaticamente l’uscita dal blocco a 28 paesi, ma crea un precedente pericoloso. La leader del Front National francese Marine Le Pen ha già invocato un referendum simile in Francia. Matteo Salvini della Lega Nord, pur disponendo di una minore leva politica in Italia, ha fatto lo stesso. Bisogna aspettarsi come minimo negoziati commerciali molto tesi nei prossimi giorni tra Londra ed Europa. Tra due anni Londra potrebbe essere definitivamente fuori dall’Ue.
Dopo il barbaro omicidio della parlamentare filo europeista Jo Cox, i sondaggi avevano dato in ripresa il fronte del “Remain” – che rappresenta i favorevoli a un Regno Unito stato membro dell’Ue – rispetto al fronte “Leave – i pro-Brexit, capitanati dall’ex sindaco di Londra, Boris Johnson e dal leader dell’UKIP Nigel Farage. Ma nelle ultime ore si era incominciato a parlare di un testa a testa tra i due fronti. Per le conseguenze impossibili da prevedere che l’esito del voto potrebbe scatenare, da giorni ci si riferiva allo scenario Brexit come a un cigno nero.
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