Economia

Perché con la firma del Memorandum sorride soprattutto la Cina

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A due giorni dall’inizio della visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping, prevista il 21 marzo, non è ancora chiaro quale sarà il contenuto preciso del Memorandum of understanding fra Roma e Pechino. Dalle bozze provvisorie finora circolate non emerge alcun impegno dettagliato né tantomeno vincolante. Al punto che qualcuno ha ipotizzato che, a fronte di un documento tanto generico da risultare “vuoto”, i veri accordi possano essere discussi in via informale.

Il dato politico che immediatamente evidenziato, però, è che l’Italia sarebbe il primo Paese del G7 a esporsi con un avallo esplicito all’iniziativa Belt and Road, la Nuova via della seta. Per tale ragione, anche un accordo formalmente vuoto consegnerebbe soprattutto una vittoria politica alla Cina. L’Italia in cambio avrebbe non precisati benefici economici. Ufficialmente, si è parlato di accordi che consentirebbero a Roma di esportare di più.

Nella bozza diffusa da Reuters si legge testualmente che l’impegno reciproco è “contrastare gli squilibri macroeconomici eccessivi e di opporsi all’unilateralismo e al protezionismo”. Un proclama generico, che almeno in teoria dovrebbe costituire la premessa di una maggiore apertura dell’economia cinese. Nei fatti, tutto resta da vedere.

Via della Seta, Italia avrebbe dovuto fare come la Germania

Secondo la professoressa Alessia Amighini, economista esperta di Asia e ricercatrice presso l’Ispi, propositi come il riequilibrio commerciale sarebbero stati meglio promossi agendo diversamente. Anziché optare per l’avallo alla Nuova via della seta, Roma avrebbe potuto fare come “la Germania”.

Ossia “inanellando collaborazioni e progetti comuni, strette di mano davanti a risultati mutualmente benefici e non a documenti fumosi”, ha scritto su lavoce.info. Parigi, da parte sua “ha concordato una dichiarazione congiunta che include scambi culturali e scientifici e firmerà una decina di accordi molto specifici e concreti durante la visita di Xi a Parigi, che segue quella romana”.

In breve, esporsi su un progetto strategico come la Belt and Road in modo ufficiale solleva dubbi negli alleati oltreoceano e scavalca il raggiungimento di una posizione condivisa in sede europea.