Economia

Verbali Fed, la stretta sui tassi non è terminata

Quello, che emerge dai verbali della Federal Reserve, pubblicati ieri in tarda serata, é un messaggio molto chiaro per gli investitori, la stretta sui tassi non è terminata. Nella riunione di giugno, quasi tutti funzionari della Fed, hanno indicato che è probabile un ulteriore inasprimento dei tassi di interesse, anche se a un ritmo più lento rispetto ai rapidi aumenti effettuati nel 2022. Gli indici di Wall Street hanno avuto una reazione moderata alle Minute della Fed. Lo S&P 500 ha perso lo 0,20% a 4.446 punti, mentre l’indice tecnologico il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,18%, terminando la seduta a 13.191 punti.

Fed, una pausa “hawkish”

I membri della FOMC, hanno votato contro un aumento dei tassi nel meeting di giugno per poter valutare l’andamento dell’economia USA, anche se la maggior parte di loro pensa che siano in arrivo ulteriori strette sui tassi. A causa dell’effetto ritardato della politica monetaria, i funzionari della Fed, hanno deciso di non aumentare i tassi a giugno dopo aver effettuato 10 aumenti consecutivi.

Secondo il Comitato della Federal Reserve, “lasciare invariati i tassi di interesse nella riunione di giugno, avrebbe concesso loro più tempo per valutare i progressi dell’economia verso gli obiettivi del Comitato di massima occupazione e stabilità dei prezzi“.

I membri della FOMC hanno affermato che una breve pausa darebbe alla commissione il tempo di valutare gli impatti dei rialzi dei tassi, attualmente nel range tra il 5% e il 5,25%.

“L’economia stava affrontando venti contrari a causa di condizioni di credito più rigide, compresi tassi di interesse più elevati, per famiglie e imprese, che probabilmente avrebbero pesato sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione, sebbene la portata di questi effetti rimanesse incerta”, si legge nei verbali. La decisione unanime di non alzare i tassi a giugno è arrivata in “considerazione del significativo inasprimento della politica monetaria e dei ritardi con cui essa influisce sull’attività economica e sull’inflazione”.

I verbali mostrano una divisione di opinioni

Nonostante la decisione di effettuare una pausa dei rialzi a giugno, presa all’unanimità, secondo le proiezioni dei vari membri, conosciuti come “dot plots”, tutti, tranne due dei 18 partecipanti si aspettano almeno un altro rialzo dei tassi di interesse nel 2023 e 12 credono che sarebbero appropriati addirittura due o più.

I verbali dell’ultima riunione Fed pubblicati ieri, a sorpresa, hanno mostrato una divisione tra i membri che non era emersa dall’ultimo comunicato dove c’era stata unanimità nella pausa. In realtà, alcuni esponenti avrebbero preferito un rialzo, anche se alla fine si sono allineati al consenso. Un rialzo da 25pb a luglio sembra molto probabile a meno di sorprese dai prossimi dati macro, alla luce anche di quanto confermato ieri dal Presidente della Fed di New York, Williams (“i dati pubblicati finora supportano l’ipotesi che la Fed abbia ancora lavoro da fare sulla politica monetaria”). Si legge nel report di Monte Dei Paschi.

“I membri a favore di un aumento di 25 punti base hanno notato che il mercato del lavoro è rimasto molto teso, lo slancio dell’attività economica è stato più forte di quanto previsto in precedenza e c’erano pochi segnali chiari che l’inflazione fosse sulla buona strada per tornare all’obiettivo del 2%,” secondo i verbali.

Da sottolineare, che anche i falchi all’interno del board della Fed, hanno inviato dei segnali chiari, che il ritmo degli aumenti sarebbe rallentato.

“La pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC del 13 e 14 giugno ha evidenziato una posizione più restrittiva della banca centrale Usa. Dai verbali si legge che “alcuni” funzionari erano favorevoli ad un rialzo dei tassi di interesse, ma si è optato per una pausa, mentre quasi tutti i funzionari prevedono ulteriori rialzi dei tassi quest’anno.” Scrive in una nota Gabriel Debach, market analyst, eToro. “La Fed manifesta, tuttavia, un’incertezza preoccupante riguardo al percorso futuro dell’economia americana, come evidenziato nel comunicato, in cui i membri ritengono che la probabilità di una crescita economica lenta e di evitare una recessione sia quasi altrettanto probabile quanto lo scenario di base di una lieve recessione.” Conclude Debach.

Lavoro nel settore privato sopra le attese, mercati in rosso

Cresce l’occupazione nel settore privato USA nel mese di giugno, più del doppio rispetto alle attese. Secondo il report mensile a cura di Automatic Data Processing (ADP), lo scorso mese sono stati creati 497.000 posti di lavoro rispetto a maggio, l’aumento maggiore dal luglio 2022. Si tratta di un dato sopra le attese degli analisti che si aspettavano 220.000 posti di lavoro.

I salari sono cresciuti del 6,4% su base annuale, in lieve calo dal 6,5% del mese precedente. In particolare il settore dell’ospitalità e intrattenimento ha aggiunto 232.000 posti di lavoro, il settore delle costruzioni 97.000, quello di commercio, trasporti e utilities 90.000. Hanno invece perso 42.000 posti di lavoro il manifatturiero, 30.000 il settore informatico, 16.000 il settore delle attività finanziarie. Nel complesso, i servizi hanno aggiunto 373.000 posti, i produttori di beni 124.000.

I forti dati del mercato del lavoro aiutano la Fed a proseguire con la stretta sui tassi, almeno nel 2023. Di conseguenza calano i future di Wall Street, in particolare perde terreno il Nasdaq 100 (-1%) a 15.039 punti. In rosso anche l’S&P 500 (-0,8%) a 4.410 punti. Mentre il rendimento del Treasury decennale sfora la soglia del 4% in seguito al report sul mercato del lavoro nel settore privato.