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Unicredit: dopo il flop delle trattative con Mps, ora punta alla russa Otkritie

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La fine delle trattative con il Tesoro per l’acquisizione di MPS non riduce la voglia di shopping di Unicredit. La banca milanese, secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, avrebbe messo gli occhi su Otkritie Bank, tra le dieci più grandi in Russia, con 44 miliardi di dollari in asset, e potrebbe entrare in data room nel corso della settimana per poi decidere se presentare o meno un’offerta.

Otkritie è stata nazionalizzata nel 2017 a seguito di un bailout causato dall’eccessivo ammontare di crediti deteriorati.

Nessuna conferma è arrivata dai soggetti coinvolti. Tuttavia i rumors su una possibile acquisizione non convincono il mercato, che puniscono il titolo, favorendo le prese di beneficio (-3% a metà seduta).

Nonostante l’interesse verso l’Est da parte di Gae Aulenti sia in controtendenza con le ultime mosse degli istituti stranieri, che negli ultimi anni hanno alleggerito significativamente la propria esposizione  nel Paese in Russia in seguito alle sanzioni europee e americane, Gae Aulenti potrebbe puntare sulla banca per incrementare la presenza in un Paese considerato strategico, inglobando un istituto che conta più di 500 filiali in tutto il paese.

UniCredit, che ha più di 4.000 dipendenti in Russia, ha generato 384 milioni di euro di ricavi nel Paese nei primi 9 mesi dello scorso anno. Otkritie è la settima banca russa più grande, con oltre 3,3 trilioni di rubli ($ 44 miliardi) di attività, secondo Banki.ru.

Unicredit, analisti cauti su possibile operazione

Non solo il mercato, ma anche gli analisti mostrano un atteggiamento cauto nei confronti di un’espansione della banca italiana in Russia.

“Qualsiasi accordo per espandere la presenza di UniCredit in Russia attraverso l’acquisizione di Otkritie sarebbe accolto con cautela e scetticismo dagli investitori a causa della complicata situazione politica e delle dimensioni della potenziale transazione”hanno affermato gli analisti di Jefferies International Ltd.

Gli esperti di Equita ritengono  che “un’operazione di questo tipo si caratterizza da un rischio di execution non trascurabile (sebbene in parte mitigato dal fatto che Unicredit sia già presente nel paese), oltre ad aumentare in modo significativo l’esposizione a un Paese con un elevato rischio geopolitico”.