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Un altro golpe europeo finanziato da Soros?

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NEW YORK (WSI) – Dopo l’esempio dell’Ucraina, in cui George Soros ha finanziato movimenti e manifestazioni filo europei e anti russi, un altro paese dell’Est Europa potrebbe presto saltare in aria politicamente a causa dei soldi del miliardario investitore. Dopo le elezioni in Polonia è nato un movimento di protesta, il Comitato per la Difesa della Democrazia (Komitet Obrony Demokracji). Qualche mese più tardi, in primavera, era già riuscito a trascinare centinaia di migliaia di persone in piazza.

Il movimento anti governativo KOD guidato da un attivista di sinistra, Mateusz Kijowski, ha infatti indetto una manifestazione che ha spinto ben 240 mila persone a scendere nelle strade di Varsavia per protestare contro il governo, accusato di censura e deriva autoritaria. I numeri sono stati probabilmente inflazionati dai media locali, che si sono immediatamente schierati a favore dell’organizzazione filo europea.

Soros non deve avere molti amici al Cremlino. La stessa tecnica – e mancanza di trasparenza – impiegata dal ricco speculatore finanziario e dalla sua fondazione ha portato in Ucraina a una sorta di golpe che ha sancito la fine del governo pro russo di Yanukovyc, eletto dal popolo, e la nascita dell’esecutivo dell’oligarca Poroshenko, vicino all’Europa. Salito al potere nel 2014, alla maggioranza di questo governo “illecito” partecipa un partito di estrema destra di ispirazione neo nazista. Poroshenko è stato uno dei principali sostenitori soprattutto economici della protesta Euromaidan, mentre la parte armata è stata garantita dal movimento nazionalista radicale Settore Destro.

Le proteste di Euromaidan sono scoppiate  dopo che Yanukovyc si era rifiutato di firmare un accordo di associazione dell’Ucraina all’Europa, fondamentale per la sopravvivenza economica del paese secondo i suoi promotori, preferendo invece la richiesta di un prestito concesso dal presidente russo Vladimir Putin, un impegno che ha legato ancora di più il paese alla vicina Russia.

Legge contro la libertà di stampa

Tornando al caso polacco, due sono gli elementi che hanno giustificato la nascita di un movimento anti governativo, che sostiene che la democrazia sia sotto attacco in Polonia. La prima ragione è la legge sui media approvata dal nuovo governo, che dà all’esecutivo un maggiore controllo alle autorità sulle assunzioni e i licenziamenti dei dipendenti delle testate pubbliche.

Il governo attuale è guidato da un partito di centro destra, Legge e Giustizia, e ha ottenuto il mandato a ottobre dello scorso anno con un’ampia maggioranza dei voti. L’elezione ha sancito una sconfitta clamorosa per il partito di centro pro europeo confondato da Donald Tusk, l’attuale presidente del Consiglio Europeo, Piattaforma Civico, e il loro partner di coalizione PSL (il movimento nato dalle ceneri del partito marxista).

La stampa occidentale ha criticato la misura, definendola un assalto alla libertà di parola e un atto di censura. La questione è stata messa a tacere quando il primo ministro Beata Szydlo, messo sotto torchio dal parlamento europeo a Strasburgo a gennaio, ha osservato come leggi simili siano in vigore in molti altri Stati membri dell’Unione Europea.

Alcuni parlmentari tedeschi come il presidente del Parlamento Ue Martin Schulz e il suo collega Oettinger sostengono che in Polonia ci sia una forma di censura, ma poi negoziano e fanno lobby perché faccia l’ingresso nel blocco dell’Europa Unita un paese come la Turchia che ha appena arrestato e messo sotto il banco degli accusati un comico reo di aver fatto della satira contro il presidente Erdogan.

Senza poi contare che la cancelliera Angela Merkel è stata intercettata mentre diceva al Ceo di Facebook Mark Zuckerberg che avrebbero dovuto lavorare spalla a spalla per cercare di censurare i messaggi anti-migranti che vengono pubblicati quotidianamente sul social network. Anche questa nel suo piccolo è una forma di censura dei poteri forti.

Tribunale di regime, come ai tempi del comunismo

La seconda questione, ancora più importante se si pensa che è il fattore catalizzante la nascita stessa del movimento politico di protesta KOD, riguarda l’esistenza di un tribunale “di regime”. La democrazia in Polonia è sotto attacco, sostengono i leader di KOD, più ancora che per le leggi sulla stampa, per la presenza di un tribunale Costituzionale, vestigio dei tempi del comunismo.

I giudici di questa sorta di Corte Suprema hanno il compito di stabilire se una legge è costituzionale o meno. Tre settimane prima delle elezioni di ottobre, per spostare l’ago della bilancia dalla propria parte il partito Piattaforma Civica ha tentato di far nominare tre nuovi giudici per sostituirne altri che non erano ancora in scadenza di mandato.

Il tribunale in teoria dovrebbe da statuto essere un organismo apolitico, ma con l’ultimo governo 14 dei suoi 15 giudici erano persone leali a Piattaforma Civica, compreso l’ex leader Comunista Andrzej Rzeplinski, che l’ex premier Leszek Miller, un altro degli “ex” comunisti, ha accusato di “agire come se fosse un politico” e non un giudice.

Dopo che il presidente in carica Andrzej Duda si è rifiutato di dare l’incarico ai nuovi giudici, il partito di
Legge e Giustizia che ha vinto le elezioni legislative in ottobre e ha ottenuto poi il mandato a novembre ha iniziato a scegliere altri giudici e avviare il processo di riforma del Tribunale.

Si vocifera da tempo ormai che la fondazione di Soros finanzi il partito KOD con la speranza di destabilizzare il governo eletto democraticamente dal popolo polacco. Le élite globali, il cui obiettivo è quello di centralizzare il potere in Europa, hanno paura della deriva verso destra dell’esecutivo.

Euroscetticismo dirompente

L’euroscetticismo dirompente dimostrato dai cittadini polacchi e ungheresi prima e poi austriaci con le ultime elezioni generali, dimostrano che la crisi dei migranti ha aperto un solco difficilmente colmabile nella società europea, in particolare in quei paesi maggiormente interessati al fenomeno del flussi migratori.

Le politiche di accoglienza promosse da Angela Merkel sono state un fallimento finora con Austria e Ungheria che stanno alzando barriere e aumentando i controlli anziché aprire le porte alla rotta dei migranti. Intere orde di rifugiati in fuga da zone di guerra, come la Siria, si stanno presentando ai confini europei in cerca di asilo e di un lavoro.

Queste idee sono all’antitesi di quello che cerca di costruire e ottenere l’Open Society di Soros, la quale sogna un continente europeo senza frontiere che risponda al controllo e potere di un governo tecnocratico centrale.

A Varsavia si sa che l’OSF finanzia la Fondazione Stefan Batory che lo stesso Soros ha fondato nel 1988 con l’obiettivo di avvicinare la Polonia alla sfera europea e lontano dalle mani di Mosca, minacciandone così l’indipendenza sovrana. La fondazione è presente quando lo è anche il partito KOD e i due movimenti organizzativi condividono gli stessi obiettivi, filosofia, intenti, simpatie politiche e personalità.

KOD è organizzato bene e ha una struttura molto organica per essere un movimento “nato dal basso”. La portata e raggio della campagna politica condotta è la prova evidente che dietro alla propaganda di KOD ci sia qualcuno di grosso – o comunque con un portafoglio e influenza notevoli.

A giudicare dal seguito sui social media e dal vivo, si direbbe un movimento internazionale, ma in teoria non lo è. KOD ha anche iniziato a tenere eventi in campus universitari, come quello dell’Università di Stanford.

Fonte: Breitbart.com