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Ucraina: “riserve auree stanno finendo”

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KIEV (WSI) – Con il presidente precedente, le riserve auree dell’Ucraina sono aumentate progressivamente, toccando i massimi di sempre proprio prima del ribaltone politico che ha portato un leader filo europeo in carica.

Le cose sono decisamente cambiate da allora. In un’intervista concessa alla TV ucraina “Ukraina”, il capo della banca centrale ha ammesso che “nei forzieri della banca centrale non è praticamente rimasto più oro”. C’è un ammontare di lingotti pari all’1% delle riserve.

Nel frattempo la Russia resta il più attivo player nel mercato dell’oro, perché avere un’esposizione del genere consente a Mosca di avere una diversificazione dagli asset denominati in dollari.

Ciò significa non solo che l’Ucraina ha sprecato buona parte delle riserve in un anno, ma anche che gli ultimi dati ufficiali secondo cui l’Ucraina detiene fisicamente l’8% delle riserve, erano sbagliati e che il numero reale è del 90% più basso.

Le statistiche ufficiali dell’NBU dicono che la somma di lingotti presenti nei forzieri dovrebbe essere infatti pari a otto volte più del valore riportato dal banchiere centrale in Tv. Viene allora da chiedersi quanto tempo fa il trasferimento di oro è avvenuto, perché e a cosa sia servito.

Il valore complessivo dell’oro ucraino dovrebbe essere pari a $988,7 milioni, secondo i numeri ufficiali. È una cifra equivalente all’8% delle riserve aure. Stando alle dichiarazioni di Gontareva, tuttavia, nei forzieri sono invece rimasti lingotti per il valore di 123,6 milioni di dollari.

L’ammontare di oro alla fine di febbraio era 1,8 miliardi di dollari, pari al 12% delle riserve. Ma allora dov’è finito tutto l’oro? Da inizio anno le riserve si sono ridotte di 16 volte. Cos’è successo a 20,8 tonnellate di oro.

Spiegare tale diminuzione di riserve solo con una vendita di oro e con la svalutazione della moneta nazionale non è sufficiente.

Il 92% delle riserve della Banca Nazionale è in valuta estera. È un metodo molto più efficace e facile per mantenere la hryvnia su livelli decenti e poter rifinanziare i propri debiti sul mercato.

Inoltre da marzo il prezzo internazionale dell’oro è crollato. Vendere oro in tali circostanze sarebbe da considerare un crimine.

A questi prezzi, sarebbe convenuto piuttosto convertire le riserve valutarie in metalli preziosi. Evidentemente, insomma, il risultato di una simile riduzione di oro non è dovuto alla negligenza o noncuranza del banchiere centrale, bensì a pressioni o interventi esterni.

L’oro come reserva è stato probabilmente portato via dal paese, come risultato della situzione economica e politica fragile dell’Ucraina. È successo lo stesso per l’Unione Sovietica. L’elite pro occidentale guidata da Gorbaciov ha capito che la perestroika avrebbe trascinaato il paese nell’abisso e da un momento all’altro l’oro è sparito, diretto in una direziona ignota.

In conclusione, come mostrano bene i precedenti storici, la riduzione drastica delle riserve aure in un contesto di acuta crisi politica ed economica è solitamente preceduta dal collasso di uno stato, le cui autorità disperate perdono la leva diplomatica e si trovano a dover accettare anche condizioni sfavorevoli in cambio di aiuti.

Ora che la scomparsa dell’oro è stata confermata dalla stessa banca centrale, forse sarebbe il momento di ricordare le voci che giravano, e che ancora non hanno trovato conferma, circa il trasferimento di gran parte dell’oro ucraino in Usa presso i forzieri della Fed. I rumor, che avevano iniziato a circolare poco dopo l’insediamento del nuovo regime in Ucraina, sono tornati di stretta attualità.

(DaC)