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Ubs: investitori facoltosi temono la seconda ondata sulle proprie finanze

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Parafrasando il titolo della nota telenovela messicana, un seconda ondata di Covid-19 farebbe “piangere anche i ricchi”: lo afferma, fuor di metafora, oltre la metà dei facoltosi investitori intervistati nell’ambito dell’Investor Watch condotto dalla banca svizzera Ubs. Il survey ha coinvolto 3.750 investitori su scala globale, possessori di almeno un milione di dollari in asset investibili (500mila per gli under 40 e 250mila per gli under31).

Qualora il coronavirus dovesse colpire nuovamente con forza, la maggioranza degli investitori teme di ritrovarsi con liquidità insufficiente. Allo stesso tempo, oltre la metà degli intervistati afferma che, nel caso di una recrudescenza del Covid-19, potrebbe non essere trasmessa ricchezza sufficiente agli eredi.

Se si parla, invece, dell’impatto subito nei mesi scorsi, il 70% dice di essere stato colpito negativamente dalla pandemia, di cui il 36% in maniera “significativa”. Restringendo lo sguardo ai soli investitori statunitensi, poi, ben l’82% ritiene che le proprie condizioni economiche saranno influenzate dalla crisi in modo permanente. Il 70% degli intervistati reagirà alla pandemia viaggiando di meno, mentre poco più della metà ha in programma di riavvicinarsi alla famiglia.

Come prevedibile, la crisi ha colpito più duramente gli investitori appartenenti alla generazione Millennial: fra questi, il 70% afferma che le proprie finanze sono state danneggiate dal Covid-19 e una percentuale analoga prevede di compensare tali perdite lavorando più a lungo – solo il 34% dei Baby Boomers reagirà in questo modo.

Volatilità? Opportunità di acquisto

La volatilità dei mercati, nonostante i timori espressi in precedenza, viene percepita soprattutto come un’opportunità di acquisto dalla maggioranza degli investitori facoltosi. “Abbiamo visto alcuni investitori uscire dall’azionario e il 60% di loro adesso se n’è pentito”, ha detto il responsabile del client research di Ubs, Jeff Scott, “meglio restare ancorati al proprio piano piuttosto che reagire al mercato”.