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Turchia: vittoria sul filo di lana per Erdogan. Ocse: ci sono stati brogli

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Crescono le polemiche il giorno dopo il referendum in Turchia che ha proclamato la vittoria sul filo di lana per Recep Tayyip Erdogan nel referendum costituzionale sul presidenzialismo in Turchia.

In base agli ultimi risultati diffusi dall’agenzia di stampa Anadolu, la riforma è passata con il 51,37% dei ‘sì’ contro il 48,63% dei ‘no’ con il 99,82% delle schede scrutinate. Entro 12 giorni verranno diffusi i risultati definitivi. Per il leader turco si tratta di un successo di particolare importanza, dal momento che le modifiche alla Costituzione comporteranno un notevole svuotamento dei poteri dell’assemblea legislativa, a favore del governo e in particolare del presidente, che assume le funzioni di primo ministro.

I due partiti di opposizioni tuttavia non si arrendono e denunciano senza mezzi termini “brogli” e “manipolazioni” del voto. Pesanti anche le accuse dell’Osce secondo cui il referendum non ha rispettato gli standard internazionali sul processo di voto.

“La consultazione si è svolta in un clima politico in cui le essenziali libertà fondamentali per un processo sinceramente democratico sono state ridotte dallo stato d’emergenza e le due parti non hanno avuto le stesse opportunità” di presentare le loro ragioni agli elettori, ha messo in evidenza in una nota l’organizzazione internazionale, che ha continuato:

Il referendum si è svolto:

“in condizioni di disparità, con le due parti che nella campagna non hanno avuto le stesse opportunità”, mentre “agli elettori non state fornite informazioni imparziali sugli aspetti fondamentali della riforma e le limitazioni sulle libertà fondamentali hanno avuto un effetto negativo”.

Immediata la risposta di Erdogan:

“Questo Paese ha condotto la più democratica delle elezioni, qualcosa che nessun Paese in occidente ha mai sperimentato” ha detto davanti alla folla festante fuori dal Palazzo presidenziale ad Ankara, rivendicando così la correttezza del voto nel referendum e respingendo le accuse dell’Osce. “State al vostro posto – ha poi intimato il presidente turco agli osservatori dell’Osce – Non vedremo, né sentiremo i rapporti politicamente motivati che redigerete. Continueremo lungo la nostra strada”.

Con la vittoria di ieri, il partito di Erdogan, che dal 2015 ha la maggioranza in Parlamento con il 49,9% dei voti, ora potrà acquisire i poteri esecutivo, giudiziario e legislativo, senza più controlli da parte dell’Assemblea di Ankara. Assemblea di fatto depotenziata nonostante l’aumento di 50 deputati, che salgono a 600. Non solo. Il presidente Erdogan dal 2019 potrà essere rieletto per due mandati consecutivi di 5 anni ciascuno, con una prelazione per ulteriori cinque anni, che lo porterebbe, in teoria, a rimanere in carica addirittura fino al 2034.