Società

“Tasse più alte su macchine gioco d’azzardo? Stato ci perderebbe”

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ROMA (WSI) – Raffaele Curcio, presidente dell’Associazione Nazionale Sapar, risponde all’articolo scritto da Wall Street Italia “Se la pensione viene dopo il gioco d’azzardo”

Gentile redazione di Wall Street Italia.com,
ho letto con attenzione l’articolo “Se la pensione viene dopo il gioco d’azzardo” e, in qualità di presidente dell’Associazione Nazionale Sezione Apparecchi per le Pubbliche Attrazioni Ricreative (SAPAR), che rappresenta circa 1.500 tra gestori e produttori di macchine da gioco, vorrei fare chiarezza sulla tassazione riservata agli apparecchi e sul perché aumentarla non farebbe altro che far calare le entrate per lo Stato, come peraltro sta già accadendo.

Nell’articolo si parla di tassazione al 5 per cento per le newslot, ma in realtà è un errore. I cosiddetti apparecchi “comma 6/a”, completamente diversi dalle videolottery, sono sottoposti a un’aliquota del Prelievo Erariale Unico (PREU) del 12,7 per cento, che salirà dall’1 gennaio 2015 al 13 per cento. Si tratta di una percentuale calcolata non sulle entrate nette di una macchina, ma sulla raccolta.
Ragioniamo con i numeri, partendo dal conto economico del gestore di newslot, anche dette AWP. Ogni mille euro introdotti nella macchina, 740 (74%) vengono restituiti in vincita ai giocatori mentre 127 vanno allo Stato per mezzo del PREU. Del restante, L’1,5 per cento (15 euro) viene sottratto per il canone di servizio del concessionario e per la spettanza Aams. Il residuo, 118 euro, va equamente diviso tra esercente e gestore dell’apparecchio, 59 euro a testa.

Da questa entrata vanno sottratti i costi per le imprese di gestione: personale, acquisto apparecchi, immobilizzazione del denaro in hopper (circa 700 euro per apparecchio) e cambiamonete, furti e rapine, altre tasse (Ires e Irap, per esempio) e acquisto di beni strumentali. Con margini così ridotti, aumentare ancora le tasse sulle newslot non fa altro che portare molte aziende a uscire dal mercato e questo si traduce in un minore gettito per le casse dello Stato. Lo dice senza mezzi termini l’ultima relazione presentata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli alla Commissione Bilancio della Camera: dal 2013 al 2014, meno 24mila imprese operanti nel settore degli apparecchi iscritte al registro ADM, aziende a forte rischio cessazione di attività; riduzione della raccolta del settore delle macchine da intrattenimento per il 2014 del 4,83 per cento, che comporta una riduzione di gettito erariale per 200 milioni di euro. E il trend negativo parte dal 2013.

A tutto questo vanno aggiunti i provvedimenti restrittivi delle amministrazioni locali, che aumentano gli ostacoli e i costi di gestione per le imprese del gioco legale. Basti pensare che le aziende possono trovarsi a operare in contesti normativi completamente differenti da un comune all’altro.

Ecco perché aumentare ulteriormente la tassazione oltre il 13 per cento già previsto porterebbe a un solo risultato: ancora meno aziende e posti di lavoro, meno soldi nelle casse dello Stato e aumento del giro d’affari per il gioco illegale. In altre parole, vorrebbe dire uccidere il comparto degli apparecchi automatici. Per quanto riguarda il gioco illegale, infine, la fase del rischio è superata da tempo, siamo oltre: l’aumento dell’offerta di totem e centri trasmissione dati è ormai esponenziale, lo Stato deve intervenire subito.

I miei saluti,
Raffaele Curcio
presidente dell’Associazione Nazionale Sapar