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Tassazione rendite finanziarie e il governo che blocca gli investimenti

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MILANO (WSI) – Da 1° Luglio 2014 i proventi generati dall’investimento in azioni, obbligazioni, fondi investimento e gli interessi prodotti dagli strumenti di liquidità (conti correnti e conti deposito), saranno sottoposti ad un prelievo fiscale più gravoso che dall’attuale 20% al 26%.

Questa è una delle principali misure introdotte dal governo, capitanato da Matteo Renzi, che reputa l’adeguamento della tassazione sulle rendite finanziarie un intervento doveroso per adeguare le aliquote italiane a quelle europee, finanziando il taglio del 10% sull’Irap.

Come si evince dal decreto, anche gli interessi provenienti dagli asset mobiliari liquidi, (conti correnti e conti deposito) saranno sottoposti alla nuova aliquota.

Il Governo conta di percepire introiti per circa 775 milioni di euro per l’anno venturo; queste stime sono state elaborate considerando che nel 2012 nei depositi bancari erano presenti circa 692 miliardi (di cui 470 nei c/c) mentre in quello postale 341 miliardi (27 nei c/c) e che ben il 93% degli italiani è possessore di almeno di un conto corrente, libretto di deposito o depositi bancari.

Nel concreto, un conto deposito a 12 mesi offre oggi un rendimento medio lordo circa del 2.5%, con l’attuale tassazione l’interesse netto è pari a 2%, con l’aliquota al 26% diverrebbe 1.85%.

Parcheggiando su un conto deposito a 12 mesi un capitale di 20 mila euro, a scadenza il risparmiatore incasserebbe 400 euro, con la nuova aliquota in vigore, il rendimento scenderebbe a 370 euro.

Ancora più gravoso sarà l’impatto per un investitore che investe in asset mobiliari (azioni o obbligazioni) che oltre a un incremento del 30% sulle imposte sul profitto generato, pagherà l’imposta di bollo sul conto titoli (del 0.20% annuo) e in più un ulteriore esborso legato alla Tobin tax se l’oggetto della transazione sono titoli italiani ad elevata capitalizzazione e indici italiani.

La nuova aliquota sulle rendite finanziarie non si applica ai titoli di stato che verranno tassati sempre al 12.50%; non è quindi escluso che l’interesse degli operatori crescerà per le emissioni governative dei Paesi white list, cioè che consentono scambi di informazioni con l’Italia. ù

I rendimenti dei titoli di stato italiani così bassi potrebbero indurre a optare per le obbligazioni emesse da uno dei 78 Paesi white list che offrono rendimenti appetibili e tassazione vantaggiosa.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Sos Trader – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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