Economia

Tassa sugli extraprofitti, quale impatto sulle banche?

I risultati record delle banche del secondo trimestre 2023 difficilmente si ripeteranno, alla luce della possibilità di una tassa sugli extra-profitti. Lo dice il consueto rapporto trimestrale sullo stato di salute delle banche italiane, redatto dall’agenzia Scope Ratings. Moody’s ha stimato il suo impatto sulle banche. Inoltre, l’agenzia Fitch segnala in un altro rapporto che la nuova tassa avrà un impatto sui profitti degli istituti di credito, ma non sui rating. Vediamo l’impatto della tassa sugli extraprofitti sulle banche.

Tassa sugli extraprofitti: una pietra tombale sui risultati record delle banche

Secondo Scope, l’annunciata tassa sugli extraprofitti ridurrà gli utili delle banche nel secondo trimestre 2023. In proposito, l’analista Alessandro Boratti evidenzia:

“Il momento positivo delle banche italiane è proseguito nel secondo trimestre, grazie soprattutto a margini di interesse più ampi e a bassi accantonamenti per perdite su crediti, mentre le preoccupazioni sulla qualità degli attivi e sulla raccolta si sono finora rivelate infondate. Tuttavia, l’annunciata imposta sulle plusvalenze ridurrà la redditività delle banche nel secondo semestre“.

Il margine d’interesse netto (Nii, vedi il grafico sotto), preso di mira dalla nuova tassa, potrebbe essere eroso da un rallentamento dei prestiti e da un più rapido riprezzamento dei depositi bancari.

Tuttavia, non ci sono ancora segnali di deterioramento dei crediti, anzi: la qualità degli attivi continua a migliorare. Nel secondo trimestre, il rapporto Npe medio lordo delle banche italiane è sceso di 10 punti base, in parte a causa delle cessioni sui prestiti. Tuttavia, sebbene il rapporto lordo dei prestiti Stage 2 sia in calo, è ancora elevato per gli standard dell’Ue, pari a circa il 10,4%.

I solidi risultati degli stress test dell’Eba hanno dimostrato la capacità di resistenza delle banche italiane. Nello scenario negativo, il calo medio del Cet1 ratio è stato di circa 400 punti base, significativamente inferiore a quello del 2021, grazie alla maggiore capacità reddituale delle banche italiane.L’impatto sul Cet1 della tassa sugli extraprofitti sarà notevole e compreso tra 20 e 100 punti base, che si ridurrebbero a 15-35 punti base se venisse confermato il tetto dello 0,1% di attività totali. Le banche dispongono di riserve di capitale sufficienti ad assorbire il colpo, ma potrebbero essere costrette ad assumere un atteggiamento più prudente sui dividendi e sui riacquisti di azioni proprie.L’agenzia di rating Moody’s ha stimato l’impatto negativo della nuova tassa sugli extraprofitti sul settore bancario: corrisponderà al 15% del suo utile netto totale per il 2022. Per l’agenzia,  “l’effetto su ciascuna banca dipende da fattori come la diversificazione geografica dei loro ricavi. Ad esempio, il margine d’interesse netto domestico di UniCredit rappresentava solo il 36% del totale nel 2022”. Inoltre “la maggior parte delle banche beneficerà del tetto dello 0,1% sul totale degli attivi”.

Moody’s ha segnalato poi che “L’Italia sta seguendo altri paesi europei che hanno imposto tasse simili sui loro sistemi bancari, come Spagna, Ungheria e Repubblica Ceca. La Spagna, ad esempio, ha introdotto una tassa bancaria nel novembre 2022 applicabile nel 2023 e nel 2024 che mira a generare circa 1,5 miliardi di euro all’anno. A differenza del regime italiano, che si applica a tutte le banche del Paese, il prelievo spagnolo si applica solo alle banche che hanno generato più di 800 milioni di euro di imponibile nel 2019 o che sono vigilate dalla Banca Centrale Europea”.

Nessun impatto sul rating delle banche

La buona notizia è che la tassa sugli extraprofitti non avrà effetto sul rating delle banche. Ne è convinta l’agenzia Fitch, secondo cui la misura non comporterà un abbassamento dei rating, data la sua natura una tantum e la sua applicazione in un momento di redditività ciclicamente elevata e di coefficienti patrimoniali alti per il settore bancario italiano.
Fitch stima che il prelievo genererà un gettito di 2,5-3 miliardi di euro, in gran parte a carico delle maggiori banche commerciali: Intesa Sanpaolo, UniCredit (entrambe ‘BBB’/Stabile), Banco Bpm, Bper Banca (entrambe ‘BBB-‘/Stabile) e Banca Monte dei Paschi di Siena (B+/Stabile), nonché dei gruppi bancari cooperativi Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea (BB+/Stabile) e Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca (BBB-/Stabile).

Le banche più piccole e specializzate dovrebbero essere meno colpite dal prelievo, poiché i loro costi di finanziamento sono generalmente aumentati più rapidamente con l’aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, la tassa potrebbe limitare la capacità di prestito di alcune banche più piccole, che tendono ad avere riserve di capitale più limitate e a fare maggiore affidamento sulla generazione di capitale interno per finanziare la crescita organica.
Nel caso in cui la tassa sugli extraprofitti fosse confermata, potrebbero esserci tuttavia rischi al ribasso per i rating delle banche, avverte Fitch. “Ciò potrebbe anche compromettere la capacità delle banche di raccogliere capitali in caso di necessità, in quanto minerebbe l’attrattiva del settore bancario nazionale per gli investitori”. L’agenzia però precisa di ritenere il rinnovo della tassa un’ipotesi remota.