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Gimbe: Regioni restie a fare più tamponi, Fase 2 a rischio

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In Valle d’Aosta vengono effettuati ogni giorno 168 tamponi ogni 100mila abitanti; Puglia solo 18. Una disparità enorme che mostra non solo come il Paese proceda a velocità diverse in termini di contagi sul suo territorio, ma anche nella diffusione degli accertamenti diagnostici.
E’ un problema che non potrà che indebolire il contrasto alla pandemia nella Fase 2, afferma la Fondazione Gimbe, specializzata in analisi sanitarie indirizzate ai decisori politici. Infatti, fare pochi tamponi incide necessariamente sull’accuratezza delle analisi sulla diffusione del coronavirus.

“Se i dati ospedalieri sono affidabili e tempestivi il numero di nuovi casi è direttamente influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni, che su questo in parte si mostrano restie, verosimilmente per il timore non dichiarato di veder aumentare troppo le nuove diagnosi che le costringerebbero ad applicare misure restrittive”, ha affermato il presidente della Gimbe, Nino Cartabellotta.

“La fase 2 è partita senza definire una nuova policy nazionale per l’esecuzione dei tamponi”, ha aggiunto Cartabellotta, sottolineando come le linee guida restino quelle attive nella fase 1: sui tamponi hanno priorità i casi sintomatici/paucisintomatici, i contatti a rischio sintomatici,gli operatori sanitari e gli ospiti di residenze per anziani”.
In assenza di un numero adeguato di tamponi, dell’adozione della app di tracciamento e del tempestivo isolamento dei positivi al virus, l’Italia non potrà affrontare serenamente la Fase 2, secondo la Gimbe.

“Dalle analisi relative alle ultime 4 settimane emergono tre dati incontrovertibili”, afferma la Fondazione in una nota “il numero medio giornaliero di tamponi diagnostici per 100.000 abitanti è incredibilmente esiguo rispetto alla massiccia attività di testing e tracing necessaria nella fase 2; in secondo luogo, la propensione ad eseguire tamponi diagnostici presenta enormi e non giustificate variabilità regionali che influenzano anche il valore di Rt [che indica la velocità con cui il virus si trasmette] incluso negli indicatori del Ministero della Salute”.

Con l’entrata nella Fase 2 sarebbe stato lecito aspettarsi un incremento dei tamponi e l’avvio della app di tracciamento; due fattori che avrebbero consentito di individuare e isolare un maggior numero di soggetti contagiosi (o potenzialmente tali).
Al contrario, “solo la Provincia Autonoma di Trento e la Valle D’Aosta hanno potenziato in maniera rilevante l’attività di testing” , mentre della app Immuni, per il tracciamento su base volontaria dei contatti sociali, non c’è ancora traccia.