Economia

Svimez: Nord e Sud sempre più lontani, Pil sotto lo zero nel Mezzogiorno

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Si riallarga la forbice tra il Sud e il Centro Nord italiano. Lo certifica Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel mezzogiorno, nelle anticipazioni sul Rapporto 2019. In base alle previsioni elaborate dalla SVIMEZ, nel 2019, l’Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del PIL del +0,1% e una crescita zero dell’occupazione (considerando nella stima il peso crescente della cassa integrazione).

Il PIL del Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Nel Mezzogiorno, invece, l’andamento previsto è negativo, una dinamica recessiva: -0,3% il PIL. Le prospettive di crescita dell’intera area, tuttavia l’Italia subisce un rallentamento che riallarga la forbice rispetto alla media europea (+0,9, contro il +2,0 nell’anno). Siamo l’unico paese, a parte la Grecia, dicono dalla Svimez, che non ha ancora recuperato i livelli pre crisi. Nel 2018 il Sud ha fatto registrare una crescita del PIL dell’appena +0,6%, rispetto +1% del 2017. Il dato che emerge è di una ripresa debole, in cui peraltro si allargano i divari di sviluppo tra le aree del Paese.

Il dato più preoccupante, nel 2018, che segna la divergente dinamica territoriale, è il ristagno dei consumi nell’area (+0,2, contro il +0,7 del resto del Paese). Mentre il Centro-Nord ha ormai recuperato e superato i livelli pre crisi, nel decennio 2008-2018 la contrazione dei consumi meridionali risulta pari al -9%. A pesare nel 2018 è il debole contributo dei consumi privati delle famiglie (con i consumi alimentari che calano dello 0,5%), ma soprattutto è il mancato apporto del settore pubblico.

Gli investimenti rimangono la componente più dinamica della domanda interna nel Mezzogiorno (+3,1% nel 2018 nel Mezzogiorno, a fronte del + 3,5% del Centro-Nord). La sostanziale tenuta degli investimenti meridionali nel 2018, rivela una dinamica molto differenziata tra i settori. Sono cresciuti gli investimenti in costruzioni (+5,3%), mentre si sono fermati, con un fortissimo rallentamento rispetto all’anno precedente, quelli delle imprese in macchinari e attrezzature (+0,1%, contro il +4,8% del Centro-Nord). Aumenta inoltre la precarietà al Sud e si riduce nel Centro-Nord: i contratti a tempo indeterminato nel Mezzogiorno sono stati 84 mila in meno (-2,3%), mentre nelle regioni centro-settentrionali sono aumentati di 54 mila (+0,5%), con un saldo italiano negativo di 30 mila unità, pari a -0,2%. Per converso, i dipendenti a tempo determinato sono cresciuti di 21 mila unità nel Mezzogiorno (+2,1%), mentre sono calati al Centro-Nord di 22 mila (-1,1%).