Economia

Superbonus 110%: rischi per chi non finisce i lavori e non può cedere il credito

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E’ ancora incerta la situazione attorno al Superbonus 110%, la maxi detrazione fiscale introdotta dal Decreto Rilancio a seguito della crisi indotta dalla pandemia da Covid-19. Il problema nasce per l’istituto della cessione del credito.

Superbonus e cessione del credito: come funziona e i rischi ad oggi

Ad oggi il committente può scegliere se cedere il credito  al 110% a un qualsiasi soggetto o cedere il credito all’impresa che effettua i lavori, ricevendo uno sconto in fattura. Fatta la prima operazione chi ha ottenuto il credito può utilizzarlo o cederlo solo a un soggetto vigilato (banca, assicurazione, società finanziaria) che può effettuare a sua volta una sola cessione a un altro soggetto vigilato. Se chi riceve la terza cessione è una banca, è possibile effettuare la cessione al privato. Con l’ultimo decreto Aiuti si è data la possibilità alle banche di cedere i crediti nei loro cassetti fiscali ai loro clienti «professionali» e alle partite Iva, indipendentemente dalla data in cui sia maturato il credito.

Il problema però nasce dalla circolare 23/E dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 23 giugno, con cui si richiede alle istituzioni finanziarie un’elevata diligenza professionale per evitare di essere tirate in ballo in eventuali illeciti. Per questo l’Abi ha poi richiesto alle banche la massima prudenza nelle nuove istruttorie. Nonostante nel decreto Aiuti-bis il governo abbia espanso la rete dei soggetti autorizzati ad acquistare crediti fiscali, includendo i clienti aziendali delle banche stesse, a luglio come riporta Il Giornale, sono stati censiti lavori edili conclusi in ragione di 28,2 miliardi di euro, con una spesa dello Stato stimata in 31 miliardi totali. Le opere che sono state ammesse però valgono in totale 39,8 miliardi il che, per lo Stato, si traduce in una spesa globale di 43,7 miliardi di euro.

E’ Ance Sicilia a far notare che la situazione è potenzialmente esplosiva, perché chi ha iniziato i lavori e si ritrova col cantiere bloccato per l’impossibilità di cedere il credito rischia di lasciare l’opera incompiuta, ma anche di dover restituire le somme ricevute con l’aggiunta di sanzioni.

In particolare chi ha già ricevuto parte del credito per lo stato dell’avanzamento dei lavori, ossia quei cantieri che sono già stati conclusi al 30% o al 60%, potrebbe non riuscire a portare a termine le ristrutturazioni in corso e dovere restituire quanto ha ricevuto, con l’aggiunta delle sanzioni previste dalle norme.

Superbonus 110%: i dati Enea

Secondo i dati Enea sul superbonus 110 per cento pubblicati il 31 luglio 2022, a livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione ammonta a 39,7 miliardi di euro. A fine giugno il totale degli investimenti ammontava a 35,2 miliardi, a fine maggio a 30,6 miliardi, a fine aprile a 27,5 miliardi, a fine marzo a 24 miliardi di euro e a fine febbraio a 21 miliardi di euro.  Le asseverazioni hanno raggiunto quota 223.951, per un totale investimenti ammessi a detrazione di oltre 39,7 miliardi di euro e un totale investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione pari a oltre 28,1 miliardi di euro (pari a circa il 70,9%). Le detrazioni previste a fine lavori salgono quindi a 43,7 miliardi di euro, mentre le detrazioni maturate per i lavori conclusi sono arrivate quasi a quota 31 miliardi di euro.

Le asseverazioni condominiali sono state 33.318, per un totale di investimenti condominiali pari a 19,3 miliardi di euro e lavori condominiali realizzati pari a 12,2 miliardi di euro (66,7%). Le asseverazioni per edifici unifamiliari sono state 121.925, per un totale investimenti in edifici unifamiliari di 13,7 miliardi di euro e un un totale lavori in edifici unifamiliari realizzati di 10 miliardi di euro (73,4%). Le asseverazioni per unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono state 68.703, con il totale investimenti in unità immobiliari indipendenti a 6,6 miliardi di euro e Lavori in unità immobiliari indipendenti realizzati a 5,1 miliardi di euro (77,8%).

L’investimento medio per condomini è di 581.793,65 euro, quello per gli edifici unifamiliari di 112.588,13 euro e quello per unità immobiliari funzionalmente indipendenti di 96.643,70 euro.