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Stipendi top manager ridotti di un quarto

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ROMA (WSI) – Deciso il taglio del 25% per il tetto ai compensi per i manager delle società quotate a controllo pubblico. L’emendamento è stato approvato dai capigruppo, nel corso della discussione generale sul decreto Fare all’aula del Senato.

L’emendamento è solo uno degli oltre 700 presentati in assemblea. Nella notte le commissioni Bilancio e Affari costituzionali hanno dato via libera al provvedimento del Dl “Fare”.

Sono state respinte in Aula le pregiudiziali di costituzionalita’. L’obiettivo ora e’ chiudere l’esame tra stasera e domani mattina, perche’ il decreto e’ atteso gia’ domani alla Camera per la terza lettura.

Le commissioni hanno dato mandato ai relatori, Paolo Guerrieri (Pd) e Anna Maria Bernini (Pdl), per portare il provvedimento in aula. Nel documento approvato dalle commissioni e’ stato soppresso il Durt, il documento unico di regolarita’ tributaria, introdotto alla Camera.

Tra le novita’ anche il via libera al pacchetto Expo che prevede l’Iva agevolata al 10% sui biglietti d’ingresso. Approvato anche un emendamento che prevede il taglio del 25% del compenso complessivo a qualunque titolo determinato per tutti i manager che non rientrano nel tetto previsto dal decreto Salva Italia. Il taglio del 25% del compenso complessivo a qualunque titolo e’ stato determinato per tutti i manager che non rientrano nel tetto previsto dal decreto Salva Italia che stabilisce che tale compenso non puo’ essere superiore al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione (circa 300.000 euro).

L’emendamento era stato presentato dai capigruppo della maggioranza (Pdl, Pd e Scelta Civica) con una deroga al regolamento parlamentare, votata all’unanimita’ dalle due commissioni, che prevede che siano governo e relatori a presentare proposte di modifica una volta scaduti i termini per gli emendamenti. Il testo approvato prevede che “nelle societa’ direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni, che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati,nonche’ nelle societa’ dalle stese controllate” il compenso “per l’amministratore delegato e il presidente del consiglio di amministrazione non puo’ essere stabilito e corrisposto in misura superiore al 75 per cento del trattamento complessivo a qualsiasi titolo determinato, compreso quello per eventuali rapporti di lavoro con la medesima societa’, nel corso del mandato antecedente al rinnovo”.

Per le societa’ direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni, che emettono titoli azionari quotati nei mercati regolamentati, e’ necessario che “in sede di rinnovo degli organi di amministrazione” una proposta in materia di remunerazione degli amministratori con deleghe sia sottoposta all’approvazione dell’Assemblea degli azionisti. E “l’azionista di controllo pubblico e’ tenuto ad esprimere assenso alla proposta”. Le disposizioni suddette “si applicano limitatamente al primo rinnovo dei consigli di amministrazione” successivo all’entrata in vigore della legge di conversione del decreto o “qualora si sia gia’ provveduto al rinnovo, ai compensi ancora da determinare ovvero da determinare in via definitiva”.

Tali disposizioni non si applicano, invece, “qualora nei dodici mesi antecedenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto siano state adottate riduzioni dei compensi dell’amministratore delegato o del presidente del consiglio di amministrazione almeno pari” a quelle previste.