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Speculazioni MPS e RCS: che ruolo ha avuto il raider Proto?

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – La Consob indaga. Ma Alessandro Proto non risponde. Il finanziere che gestisce diverse società tra Londra e la Svizzera declina gli inviti dell’Authority che vigila sui mercati finanziari a spiegare le motivazioni sui suoi acquisti di titoli Mps e Rcs.

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Il faro è stato acceso sulle dichiarazioni del 22 agosto nelle quali il raider Alessandro Proto sosteneva di aver comprato circa 100 milioni di azioni, pari allo 0,8% del capitale della banca. E quelle del 29 agosto in cui aggiungeva di averne acquistato un altro 0,4%. Nella raccomandata del 6 settembre, l’Autorità che vigila sui mercati ha chiesto lumi anche sulle dichiarazioni relative al titolo Rcs, la società che controlla il Corriere della Sera. In particolare quelle del primo settembre e dei giorni successivi, in cui Proto sosteneva di aver aumentato per i propri clienti la quota in Rcs, ma di non essere interessato a lanciare una scalata sul titolo.

La Consob non ci ha pensato due volte e ha elencato una serie di punti con i quali chiede se gli acquisti cui si fa riferimento nelle citate dichiarazioni sono stati effettuati direttamente da Proto, da società a lui facenti capo, ovvero da investitori privati.

Secondo la Consob, Proto dovrebbe spiegare “i dati puntuali relativi alle operazioni di acquisto”, indicando la data, il prezzo di acquisto, l’intermediario e il mercato di esecuzione, ma anche se le operazioni sono state effettuate in proprio o per conto terzi. In questo caso, il finanziere dovrebbe fornire anche il nome dei clienti e spiegare in quali rapporti sia con questi clienti. La Conso vuole anche sapere come mai Proto abbia voluto comunicare al mercato l’acquisto delle quote, non avendo superato le soglie del 2% del capitale né in Rcs né in Mps, soglie oltre quali scatta l’obbligatorietà della comunicazione.

Nel caso in cui Proto non volesse rispondere, la Consob valuterà “l’esistenza – si legge nella raccomandata – dei presupposti per l’applicazione dell’articolo 187 quinquiesdecies del Decreto legislativo 58/1998 – avente ad oggetto l’inottemperanza alle richieste della Consob ovvero il ritardo all’esercizio delle sue funzioni – e ai fini della segnalazione alla competente Autorità giuidziaria per gli eventuali profili penali”.

“Le risposte alle vostre richieste – recita la lettera spedita da Proto alla Consob il 10 settembre – sono le stesse che vi ho dato nel corso dell’audizione tenutasi presso i vostri uffici in data 24 maggio 2012. Non ritengo pertanto necessario aggiungere altro a quanto già dichiarato, confermandovi che non è stata raggiunta la soglia del 2% da me personalmente o società a me collegate e per quanto di mia conoscenza, nemmeno da clienti da noi consigliati all’acquisto delle società da voi menzionate”. Insomma nessuna spiegazione, con buona pace della divisione Mercati della Consob. Per di più, Proto si lamenta, di essere stato oggetto di attenzione dell’Authority solo quando ha acquistato titoli Rcs, mentre per altre operazioni non ha ricevuto mai nessuna richiesta di informazioni.

Intanto in Borsa il titolo Rcs ha ceduto il 15%, in attesa del consiglio di amministrazione che si terrà oggi sul nuovo piano di stock option per il management.

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Bimbo Alieno – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – Non sono passati molti giorni, ma a quanto pare serve un aggiornamento: in un precedente post avevamo iniziato a raccontare il bruciante scatto effettuato dal titolo RCS e le curiose coincidenze che lo riguardavano, e a distanza di qualche giornata di scambi, dopo averlo visto sfiorare la soglia dei 3€ per azione, lo ritroviamo a 1,29€. E pensare che al parco giochi statunitense Six Flags Great Adventure, nel New Jersey, credevano di avere le montagne russe più alte del mondo. Tzé, ma che se credono ‘sti ammmerigani?

Ci eravamo lasciati con un sacco di interrogativi:

Qualcuno sta scalando un’azienda con un patto di sindacato in strepitosa maggioranza (e dunque, si direbbe, blindato)?

Qualcuno sta approfittando del ridotto flottante per gonfiare il prezzo del titolo?e se sì, perché? Per gonfiare il valore della quota di Mediobanca?

Oppure per consentire a qualche socio di scaricare la propria quota comprata “controvoglia” tempo addietro?

Nuovi rapporti di forza si preparano per futuri scenari politici?

Un aumento di capitale potrebbe rendere contendibile la società?

Registriamo qualche notizia sull’evolversi degli eventi. Su Milano Finanza di oggi si legge:

Il flottante sempre più ridotto di Rcs potrebbe far propendere la Borsa per la cancellazione del titolo. Infatti, dal 25 luglio, giorno nel quale é scattato il rally del titolo Rcs Mediagroup, dal minimo di 0,43 euro, in Piazza Affari é passato di mano il 9,95%. In pratica quasi l’intero flottante, pari all’11% del capitale. Il mercato sostiene che il ribilanciamento dei pesi in campo su Rcs possa arrivare in anticipo rispetto alla scadenza naturale (marzo 2014). E’ questo uno dei fattori che può spiegare il forte trading sul titolo che dopo aver toccato la soglia di 2,99 euro ha iniziato l’inevitabile discesa arrivando a 1,55 euro.

Andamento anomalo che ha portato l’avvocato penalista milanese Luigi Giuliano Martino a presentare un esposto contro ignoti per presunto insider trading. Ci si chiede, a questo punto, se Rcs possa ancora essere considerato un titolo da Piazza Affari visto che il flottante si é ridotto al lumicino . In queste condizioni non é più un tabù parlare di cancellazione delle azioni dal listino.

Un’opzione choc che potrebbe essere decisa da Borsa Italiana se, come da regolamento, venissero riscontrate alcune delle condizioni propedeutiche alla revoca come, lo scarso controvalore medio giornaliero delle negoziazioni rilevate nell’arco di almeno un anno e mezzo, la frequenza degli scambi registrati nello stesso lasso di tempo e il limitato grado di diffusione tra il pubblico degli strumenti finanziari in termini di controvalore e di numero dei possessori.

Insomma chi ha comprato inseguendo la salita del titolo ora, oltre ad una potenziale perdita si ritrova con il rischio “cerino in mano”; dunque se il sig. Proto perseguiva, come da lui dichiarato, solo un obiettivo di investimento di carattere finanziario potrebbe aver scelto molto male, di nuovo. Quando le cose iniziano a prendere una brutta piega, si sa, si diventa nervosi. E quando si diventa nervosi, spesso, si finisce col diventare suscettibili: avevamo invocato l’intervento della Consob nello scorso articolo, ed é arrivato.

“Ci sembra strano che la Consob ci chieda spiegazioni solo quando comunichiamo qualche operazione su RCS, per questo motivo i nostri legali stanno lavorando per presentare entro la settimana un esposto alla procura di Roma, sull’attività dell’organo di vigilanza”. Lo dichiara in una nota Alessandro Proto, Ceo di Proto Organization, in scia alla richiesta di chiarimenti da parte della Commissione sull’acquisto di azioni del gruppo editoriale. “Abbiamo fatto molteplici operazioni su società quotate e molto più consistenti di quelle fatte su Rcs, che ha un flottante ridottissimo ma nonostante questo veniamo invitati a dare spiegazioni solo quando esce fuori il nome RCS. Daremo le opportune spiegazioni sul nostro operato come abbiamo sempre fatto, ma vogliamo capire il perché di questa scelta da parte della Consob. Credo sia nel pieno nostro diritto capire le motivazioni che spingono un organo di vigilanza a vigilare su di noi solo in determinate circostanze e non in altre. Visto quanto successo in passato e quanto sta accadendo tutt’ora, con vari casi disastrosi, l’ultimo della serie, Fonsai e la farsa Nagel-Ligresti nella quale i nostri investitori hanno messo parecchi soldi, pensiamo che una verifica sull’operato della Consob faccia bene a tutti”, conclude Proto.

Insomma, vediamo di controllare, recintare, limitare questa operatività speculativaConsob, che non se ne può proprio più. Troppi controlli, manca quasi l’aria, per la miseria!, é una vergogna: non si può nemmeno far moltiplicare di sei volte il prezzo di un titolo rilevante che “subito” arrivano gli ispettori dell’ente regolatore, non c’é più libertà in questo Paese.

Ma la vicenda RCS coinvolge anche altri personaggi: uno di questi, non si può trascurare é Giuseppe Rotelli.

Chi é costui?

Wikipedia ci dice che “è un imprenditore italiano nel settore della sanità”. Ma la definizione é riduttiva, perché questo signore é il più grande azionista RCS con una quota del 16,55% é fuori dal patto di sindacato e siede nel CdA in rappresentanza delle minoranze. E’ l’imprenditore che ha rilevato nel maggio 2012, l’azienda ospedaliera San Raffaele -con un’operazione da oltre 400 milioni €- dopo la morte di don Verzé. Maggio 2012, proprio quando Alessandro Proto ha iniziato a smuovere le acque sui giornali parlando rumorosamente di RCS. Coincidenza dopo coincidenza scopriamo che Giuseppe Rotelli in RCS é entrato nel 2009, esercitando dei contratti sottoscritti nel 2006 quando a vendere era la Banca Popolare di Lodi, che aveva spalleggiato Stefano Ricucci nel suo tentativo su RCS finito come sappiamo. Comprò allo strepitoso prezzo di 4,51€ per azione (ben oltre il valore del momento visto che valeva meno di 0,6€) facendo un bel favore all’istituto di credito che aveva le sue gatte da pelare dopo lo scandalo tra l’ad Fiorani ed il governatore della Banca d’Italia Fazio contemporaneo (collegato?) alle vicende di Ricucci.

Perché nel 2009 Rotelli avesse avuto un tale disprezzo del denaro non é dato sapere. Forse non ha faticato molto per accumularlo. Ma la verità giudiziaria dice che non é giusto malignare. O forse sì.

Quello che é lecito pensare invece é che chi si é ritrovato in mano una partecipazione RCS acquisita palesemente per fare un favore a qualcun altro (visto che l’ha pagata sette volte il suo prezzo) dovrebbe avere due possibili strade:

uscire da questa partecipazione cercando di farsi il minor male possibile, comprando (magari in aprile a prezzi bassi) e sfruttando improvvisi rialzi per alleggerirsi, oppure
decidere che, visto che ci si trova in mano una partecipazione di rilievo, si tenta l’assedio al patto di sindacato, che si deve rinnovare nel 2013 e che potrebbe diluirsi in caso di aumento di capitale.
Il tutto condito dalla variabile che il titolo possa essere rimosso dal listino.

Le disclosures dei prossimi giorni ci diranno se e come Giuseppe Rotelli si sia mosso.

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