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SocGen: “È già troppo tardi per evitare un’altra crisi”

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NEW YORK (WSI) – Non conta più tanto quello che la Federal Reserve farà o non farà. In tutti i casi, “è già troppo tardi per evitare un’altra crisi”.

Lo ha dichiarato Albert Edwards, noto strategist ribassista di Societe Generale, secondo cui “il dato è tratto, la torta è pronta per essere sfornata e l’oca ingrassata dalle droghe finanziarie è già stracotta”.

Nella sua analisi l’analista cita l’ultimo report della Bank of International Settlments, in cui viene messo in evidenza come il Quantitative Easing e i tassi negativi sui bond finiranno per avere ripercussioni negativi sul sistema finanziario e anche oltre.

Edwards chiama in causa anche illustri osservatori dei mercati come Ray Dalio di Bridgewater, che ha parlato della possibilità che un rialzo dei tassi della Fed provochi un crollo dei mercati in stile 1937.

Sono tutte congetture inutili, tuttavia, secondo lo strategist della banca francese. Perché probabilmente “è già troppo tardi per evitare un’latra crisi. In questo senso è probabilmente già troppo tardi”, a prescindere dalle mosse della banca centrale.

Secondo il celebre operatore di Borsa Paul Tudor Jones la mania disastrosa per il mercato che si vede in giro ora finirà male. Storicamente un tale trend finisce con “una guerra, una rivoluzione o con un aumento delle tasse”. “Nessuna di queste soluzioni è nella mia lista dei desideri”, dice.

Durante il suo ‘speech’ per il popolare servizio di interventi video TED, il trader Paul Tudor Jones si è lamentato del fatto che la gente sia diventata ormai troppo dipendente dai mercati (parla appunto di una vera e propria “mania”, “una delle peggiori della mia vita”) e che la “diseguaglianza tra l’1% dei ricchi e gli altri non può continuare e non continuerà”.

Edwards si troverebbe probabilmente d’accordo con tali considerazioni. Secondo lui infatti il legame tra i risparmi delle famiglie e l’accumulazione delle ricchezze è la ragione per cui la ripresa non è scattata nell’ultimo trimestre del 2014. Sono i poveri che spendono, gli stessi poveri il cui patrimonio continua a diminuire, mentre l’1% continua ad arricchirsi (vedi grafico a fianco).

Come si vede il tasso dei risparmi delle famiglie non è diminuito molto nonostante i patrimoni siano ai livelli record. Il tasso complessivo nel settore privato (tecnicamente il surplus finanziario) è calato molto di più. “Sfortunatamente tali percentuali non significano che gli americani stanno prendendo soldi in prestito per le loro attività economiche, bensì che le aziende stanno finanziando operazioni di M&A di acquisto di azioni proprie”.

Il problema costituito dal servirsi ingenuamente di bolle di asset per alimentare l’economia è che quando la bolla scoppia, i gruppi debitori del settore privato improvvisamente capiscono di essere nell’errore e cambiano completamente il loro comportamento nei confronti di investimenti e risparmi, portando a una recessione.