Economia

Silicon Valley Bank vende le attività tedesche. Cosa sta succedendo

Si cerca di collocare sul mercato le attività tedesche controllate dalla Silicon Valley Bank. Le autorità regolamentazione bancaria degli Usa sono alla ricerca di un acquirente per le attività presenti in Germania della banca Usa. Lo si apprende da un avviso pubblicato  sul sito web ufficiale. Stando a quanto si apprende dall’annuncio, la FDIC – ossia la Federal Deposit Insurance Corporation – degli Stati Uniti avrebbe sollecitato l’invio di offerte per il portafoglio tedesco di Silicon Valley Bank (SVB), che al momento ammonta a 460 milioni di dollari, compresi prestiti e locazioni a Francoforte e Berlino.

Silicon Valley Bank, verso la dismissione in Germania

La FDIC ha quindi avviato le pratiche per la dismissione delle attività in Germania della Silicon Valley Bank. Il regolatore ha provveduto a comunicare che il prossimo 20 giugno sarà aperta la data room agli offerenti ritenuti idonei. Il regolatore ha sottolineato che i partecipanti devono essere in possesso delle autorizzazioni necessarie per poter operare in Germania.

Questa presa di posizione ufficiale da parte di FDIC segue i rumor di stampa della scorsa settimana, che avevano anticipato la messa sul mercato della filiale tedesca di SVB.

Ricordiamo che a marzo, la Silicon Valley Bridge Bank ha ottenuto dall’autorità di regolamentazione finanziaria tedesca BaFin l’autorizzazione a condurre la sua attività di prestito attraverso la sua filiale in Germania. HSBC, che ha acquisito la divisione britannica della banca Usa, è stata scelta come potenziale acquirente, secondo quanto riferito da alcuni media.

Un nuovo fronte di indagine

Secondo quanto riporta il “Wall Street Journal”, nel frattempo la Federal Reserve e Securities and Exchange Commission avrebbero messo sotto esame Goldman Sachs per il ruolo che avrebbe svolto nella crisi di Silicon Valley Bank. Secondo quanto riporta proprio il quotidiano usa, Goldman Sachs avrebbe acquistato il portafoglio titoli di Silicon Valley Bank suggerendo l’aumento di capitale mentre era in corso il crollo della banca statunitense.

Stando ad alcune fonti citate dal quotidiano, Goldman Sachs sarebbe stata citata in giudizio nell’ambito di un’indagine più ampia che riguarda il crollo di Silicon Valley Bank. La prima, comunque, ha già fatto sapere a maggio della sua collaborazione con le indagini governative sui suoi rapporti con la seconda.

Nel corso degli ultimi giorni in cui SVB era operativa, Goldman Sachs, attraverso la propria divisione trading, aveva acquistato il portafoglio di titoli di debito della banca californiana e aveva fornito, contemporaneamente, una consulenza per la raccolta di capitali. Quella che è stata messa in atto, però, è una pratica molto rara nel sistema bancario internazionale: una pratica che viene effettuata esclusivamente nei periodi di stress finanziario.

Stando ad alcuni addetti ai lavori, Goldman Sachs avrebbe consigliato a SVB di vendere dei titoli prima di raccogliere dei capitali. Goldman Sachs, invece, ha smentito di aver fornito una qualsivoglia consulenza finanziaria per la vendita dei titoli, limitandosi a suggerire a Silicon Valley Bank di assumere un consulente finanziario esterno. Stando ad alcune fonti vicine al dossier, questo suggerimento sarebbe stato comunicato all’interno di una lettera al direttore generale di Silicon Valley Bank.

Ricordiamo che Silicon Valley Bank ha comunicato di aver registrato una perdita di 1,8 miliardi di dollari dalla vendita dei propri titoli ed è stata commissariata dalla Federal Deposit Insurance Corp, provocando una crisi bancaria che per poco non finiva per diventare una nuova crisi finanziaria globale.

I motivi della crisi di Silicon Valley Bank

Ricordiamo che Silicon Valley Bank era un istituto di credito californiano. Era stato fondato a Santa Clara nel 1983 e, nel tempo, era diventata la banca di fiducia delle aziende tecnologiche e del venture capital statunitense. La banca ha iniziato a crescere velocemente, anche grazie al boom del settore. Nel 2021 gestiva la metà di tutti i fondi che erano impiegati per finanziare le startup. Questa è stata la sua prima debolezza: aveva un’unica tipologia di clienti, un unico settore ed un unico distretto geografico.

La seconda debolezza della banca era legata alla sua stessa natura: le banche, di base, devono prestare i soldi dei correntisti. Gli istituti di credito tradizionale li usano per concedere prestiti ai propri clienti. Il modello di finanziamento delle startup si poggia sul venture capital, non sui prestiti bancari. Una banca delle startup, non sapendo come impiegare la liquidità raccolta, investe principalmente in titoli di stato. Nel 2022 la banca aveva in pancia 100 miliardi di dollari di bond governativi. Nessun problema sino a quando la Federal Reserve – la banca centrale americana – non ha dato il via ai rialzi dei tassi di interesse.