Economia

Sei felice se guadagni più di 67mila euro

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Sei felice? La domanda non è affatto così semplice come sembra, né da porre né da rispondere. D’altronde non si tratta di un valore assoluto e uguale per tutti e neppure stabile, perché dipende da molti fattori che possono variare nel tempo e nel luogo. Tuttavia, sei professori di alcune delle più illustri università del mondo, dalla University of British Columbia all’Università di Oxford, hanno redatto il World Happiness Report (Rapporto sulla Felicità nel Mondo), cercando di misurare la felicità nelle diverse aree del globo e individuare un approccio che possa aiutare a raggiungerla. Perché secondo studi più recenti sembra che esista una relazione lineare tra felicità e livelli di reddito.

Ma è davvero così?

Come misurare la felicità

Innanzitutto, diamo un’occhiata ai fattori utilizzati per calcolare i livelli di felicità nel mondo. Alcuni indicatori riguardano la salute e la ricchezza, ponderando nei punteggi il Pil pro capite e l’aspettativa di vita alla nascita, oltre che analizzando il tasso di disoccupazione. Ma il rapporto esamina anche aspetti più immateriali, come il supporto sociale, la libertà di fare scelte di vita, la generosità, la percezione di corruzione nel governo. Nel report è stato calcolato anche l’effetto della pandemia sulle emozioni.

Ebbene, a conti fatti, il report evidenzia che, nonostante il Covid, in media non si è assistito a un calo del benessere se misurato dalla valutazione di soddisfazione di vita. La felicità mondiale ha evidenziato infatti un miglioramento, seppur marginale, rispetto al 2019, con un punteggio medio di 5,5. “Una possibile spiegazione è che le persone vedono il Covid-19 come una minaccia esterna comune che colpisce tutti e questo ha generato un maggiore senso di solidarietà e amicizia”, ha sottolineato il professor John Helliwell che ha partecipato alla ricerca. Se si guardano da vici- no i dati, infatti, ecco che il Covid ha ridotto l’impatto del reddito sulla soddisfazione nella vita e ha invece aumentato i vantaggi del vivere in coppia rispetto all’essere single, separati, divorziati o vedovi. E ancora, la generosità è diventata un fattore che accresce, e di molto, l’effetto felicità.

Italia fuori dalla top 20 dei paesi più felici al mondo

La classifica dei paesi più felici del mondo vede primeggiare anche quest’anno la Finlandia con uno score complessivo pari a 7,842, soprattutto per la grande fiducia reciproca che contraddistingue i finlandesi. Aspetto che, inevitabilmente, ha permesso al paese nordico di salvaguardare il benessere dei propri cittadini anche in un momento critico come la pandemia. E se il Nord Europa si conferma la terra della felicità, visto che nei primi 10 posti si trovano anche Islanda, Danimarca, Svezia e Norvegia, l’Italia invece si piazza fuori dalla top 20, per la precisione al 25esimo posto con un punteggio di 6,488.

Un risultato comunque positivo, perché nonostante l’emergenza sanitaria il nostro paese è riuscito a conquistare ben tre posizioni rispetto al periodo precedente (interessante se pensiamo al lockdown e all’emergenza sanitaria!). Agli antipodi rispetto alla parte più felice del pianeta si trovano in prevalenza le nazioni dell’area sub-sahariana dell’Africa, con lo Zimbabwe ultimo a quota 3,160.

Vivere a lungo e vivere bene: l’approccio WellBy

Lo studio è però andato oltre allo stilare la classifica dei paesi più felici al mondo, cercando di individuare un approccio che porti al benessere futuro, prendendo in considerazione due aspetti: la qualità della vita e la durata della vita. Chi infatti non vorrebbe vivere bene e a lungo?

Gli esperti hanno così cercato di combinare la du- rata della vita e la sua qualità in un’unica metrica. Dal calcolo, basato sul benessere che ogni individuo può sperimentare ogni anno di vita (da qui il nome WellBy), emerge che la classifica tra i paesi non varia più di tanto, con la Finlandia in prima posizione e i paesi africani sul fondo. Ma l’aspetto più interessante è un altro e cioè che l’approccio WellBy attribuisce un valore inferiore al denaro rispetto alla longevità: un dollaro in più di reddito aumenta il benessere di soli 1/100.000 punti, mentre 1 anno in più di vita fa salire il benessere di circa 7,5 punti. In altre parole, un anno di vita ha un valore pari a 750.000 dollari, secondo questo calcolo. Un dato che evidenzia tutto il valore del tempo rispetto ai soldi.

Il rapporto tra denaro e felicità

Da qui si arriva a uno dei quesiti forse più diffusi in assoluto e cioè se il denaro possa comprare la felicità. In maniera un po’ sorprendente, alcuni studi dimostrerebbero che la risposta è sì, i soldi fanno la felicità, individuando addirittura una soglia di reddito ben definita e nemmeno tanto bassa per definirsi felici. Uno degli studi più recenti è quello condotto negli Stati Uniti dal Pro- ceedings of the National Academy of Sciences, che ha stabilito come il reddito minimo per raggiungere la felicità sia di 80.000 dollari all’anno, poco più di 67.000 euro annui. Una cifra superiore a quella individuata da studi precedenti, pari a 75.000 dollari all’anno. Lo studio dimostra con dati statistici che la felicità aumenta in modo lineare con il reddito e che continua a salire anche oltre la soglia degli 80.000 dollari all’anno, abbattendo la convinzione che più soldi creino più problemi. Analizzando le risposte, si scopre che i soldi fanno la felicità perché garantiscono un maggior comfort, permettendo di acquistare beni che alleviano la sofferenza, e più controllo.

Ovviamente, ed è lo stesso studio che lo ammette, molto dipende da quale importanza si dà ai soldi nella scaletta dei propri valori: gli intervistati con reddito alto si dicevano più felici se consideravano già prima il denaro importante. Si torna così al punto di partenza e alla constatazione che la felicità non è un valore assoluto e uguale per tutti. Molto probabilmente la famosa canzone di Albano e Romina (“Felicità è un bicchiere di vino con un panino, la felicità…”) suonerebbe parecchio stonata a questi analisti e a molti di questi intervistati.

Un’ultima riflessione su questo tema così complesso arriva dallo stesso World Happiness Report. Il professor Jeffrey Sachs, che ha preso parte alla ricerca, ha dichiarato alla fine dei lavori: “Abbiamo urgente bisogno di imparare dal Covid-19. La pandemia ci ricorda le nostre minacce ambientali globali, l’urgente necessità di cooperare e le difficoltà di raggiungere la cooperazione in ogni paese e nel mondo”. E ancora: “Il report ci ricorda che dobbiamo mirare al benessere piuttosto che alla semplice ricchezza, che sarà davvero fugace se non facciamo un lavoro migliore nell’affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile”.