Società

Scienza: verme guizzante, svolta per la vita artificiale

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Un progetto ambizioso volto a ricreare un verme intero, cellula dopo cellula, in un modello di software ha raggiunto una svolta cruciale. L’animale digitale, infatti, ha iniziato a divincolarsi per la prima volta.

Secondo quanto scrive Il Telegraph, il progetto chiamato “OpenWorm” riunisce scienziati e programmatori di tutto il mondo nel comune obiettivo di ricreare interamente la struttura e il comportamento di un verme, il Caenorhabditis elegans, all’interno di una macchina.

Questo verme di 1 millimetro vive in terreni caldi ed è stato il primo organismo multicellulare ad avere il suo intero genoma completamente sequenziato. Questo animale rappresenta infatti il candidato perfetto per il progetto, perché presenta comportamenti relativamente avanzati, come quello di trovare un compagno o di evitare i predatori, pur essendo composto da sole 1.000 cellule, ed è stato dunque il fulcro di una quantità enorme di ricerche scientifiche.

Tutti gli elementi di base della creatura sono stati ricreati nel software dal basso verso l’alto, nella speranza che, una volta che il modello sarà sufficientemente accurato, emerga lo stesso comportamento dei vermi veri. Tutte le cellule dell’animale sono state ricreate artificialmente e, una dopo l’altra, unite con dei collegamenti neuronali, all’interno di un nuovo ambiente di simulazione chiamato Geppetto.

L’ultima versione del modello ha dimostrato di riuscire a muoversi e contorcersi allo stesso modo e alla stessa velocità di un vero verme, provando così che la squadra sta facendo dei progressi verso il raggiungimento del proprio obiettivo finale.

Tutti i codici, i dati e i modelli prodotti dal progetto sono stati rilasciati sotto la licenza del MIT e resi disponibili al pubblico.

Il gruppo ammette sul proprio sito web che il modello potrebbe, eventualmente, rivelarsi errato. Tuttavia precisa che “tutti i modelli sono sbagliati, mentre alcuni modelli sono utili”. Inoltre, il gruppo spiega che “sulla base di quanto bene un modello riesca ad adattarsi ai dati disponibili, saremo poi in grado di quantificare quanto bene il modello riassuma la realtà”.

Ad ogni modo, conclude il gruppo, “il completamento è uno standard funzionale, per cui il modello sarà completo quando si adatterà a tutti i dati disponibili sul comportamento del verme”.