Società

Ritorno alla Lira, “unica via d’uscita dalla crisi”

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NEW YORK (WSI) – L’Italia è da considerarsi in uno stato di depressione da quasi sei anni. Un crollo lungo ed inesorabile, frutto di continue false partenze che hanno portato il PIL a livelli visti, l’ultima volta, 14 anni fa e ad una produzione industriale che è scesa ai livelli del 1980. Ogni volta che l’economia non ha potuto svalutare, l’attività è stata anemica.

In un ficcante editoriale sul Telegraph Ambrose Evans-Pritchard spiega come una serie di “spettacolari” errori politici hanno portato ad una situazione mai vista neanche durante la Grande Depressione, dove vi era comunque stata una crescita del PIL del 16%, tra il 1929 e il 1939.

I prestiti bancari alle imprese, ad oggi, sono ancora in calo ad un tasso del 4.5%. Moody inoltre ha dichiarato che l’economia si contrarrà dello 0.1% quest’anno, il crollo delle proprietà non avrebbe ancora toccato il fondo e la Banca d’Italia ha detto che il numero di mesi necessari per vendere una casa è salito a 9,4, (era 8,8 alla fine dell’anno scorso).

Il mix letale di contrazione economica e inflazione a zero stanno causando la traiettoria del debito ad avere una spirale verso l’alto. Il debito pubblico è salito a 135.6% nel primo trimestre, da 130.2% un anno fa.
La recessione sta erodendo le entrate fiscali a tal punto che il premier Matteo Renzi dovrà effettuare tagli di 20/25 miliardi per soddisfare gli obiettivi di disavanzo dell’UE.
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L’Italia, ai tempi della Lira, eseguiva un surplus commerciale con la Germania. Le industrie italiane del nord erano viste come concorrenti formidabili, nonostante la lira era debole, fino al 1996, quando é entrata in una “spirale produttiva negativa”.

Con l’Euro, a causa del suo alto valore, questo sta pesando sull’economia italiana, che fa così fatica a esportare. Il tasso di cambio della moneta ha un rapporto più alto per l’Italia rispetto alla Germania, del 67% contro il 40% tedesco.
L’euro forte penalizza i gruppi esportatori italiani più di quanto non faccia con quelli tedeschi. La crescita della produttività è stata fiacca ogni volta che la valuta era legata a quella tedesca, che invece ha fatto un bel salto ogni volta che la valuta nazionale è stata svalutata.

Pochi contestano il fatto che lo Stato italiano abbia bisogno di una revisione radicale. Ma ciò di cui ha veramente bisogno è una revisione fiscale, un massiccio investimento in infrastrutture e competenze, sostenute da uno stimolo monetario per sollevare il Paese dalla sua soffocante tristezza cosmica.
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Qual’è quindi la soluzione? In parole povere, l’Italia deve badare a se stessa. Può recuperare solo se si libera dalla trappola dell’UEM e riprende il controllo dei suoi strumenti politici e sovrani, controllando il proprio capitale.

Il problema principale è un disallineamento del tasso di cambio, che crea una crisi del debito pubblico non necessaria, attraverso i meccanismi perversi della Unione Monetaria Europea.

Lasciare l’Euro non è semplice, anzi, le strutture ad incastro dell’unione monetaria hanno forti interessi e sono potenti e spietate. Ma comunque non è impossibile.

Renzi può quindi concludere che l’unico modo possibile per materializzare il suo aspirato “Risorgimento in Italia” sia quello di scommettere tutto sulla Lira. E procedere alla svalutazione. Secondo l’editorialista del Telegraph è questo il male minore.