Economia

Riforma fiscale: si allungano i tempi, tutto rimandato a settembre

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Per la riforma fiscale, come anticipato nei giorni scorsi, bisognerà aspettare a settembre. Uno dei tasselli chiave da mettere in piedi per un Recovery credibile e affidabile, che vedeva la scadenza del 31 luglio come data ultima presentare un disegno di legge, approderà dunque in Cdm solo il mese prossimo, alla ripresa dei lavori del Parlamento, segnando così un ritardo rispetto a quanto scritto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

A Pagina 77 del Pnrr si legge infatti: “Si prevede la presentazione in Parlamento del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza entro luglio 2021” mentre a Pagina 78: “Il Governo presenterà al Parlamento, entro il 31 luglio 2021, una legge di delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati”.

Da Palazzo Chigi, intanto, assicurano che lo slittamento dei provvedimenti alla ripresa dell’attività parlamentare rispetto alla prima ipotesi di un via libera prima dell’estate, non comporterà alcun ritardo sul cronoprogramma, in linea quindi con i tempi dettati dal Recovery Plan.

“Non c’è un particolare ritardo sul percorso della riforma fiscale. L’impegno del governo era a fare la legge delega per fine luglio e slitterà di una settimana dieci giorni ma verrà comunque fatta”, ha dichiarato di qualche giorno fa a Radio Anch’io. Poi serviranno i decreti attuativi per i quali “ci vorrà più tempo”.

La sottosegretaria al MEF ha anche ricordato che il ministro Franco “ha già fatto capire che dobbiamo cercare di fare una riforma che riequilibri il carico, recuperi evasione ma che ovviamente non potrà ridurre per tutti le imposte perché non abbiamo le condizioni di bilancio”.

Tuttavia, tra le misure per recuperare gettito, aveva detto Guerra, si può ad esempio “chiamare a pagare più tasse tutte le persone che evadono. Sull’Iva ogni anno perdiamo, nel senso che non vengono pagati, 35 miliardi. Anche solo con alcune misure su questo potremmo recuperare quei 10 miliardi per rimodulare le aliquote Irpef, e avere un peso distribuito meglio soprattutto riducendo onere sulle classi medie e medio-basse che lo stanno sopportando in maniera spropositata”.

Riforma fiscale: verso abolizione dell’Irap

Entrando nel dettaglio dei principi della riforma, a meno di sorprese, quella allo studio dovrebbe portare all’abolizione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive), e riduzione del cuneo fiscale (cioè i costi che pesano sul lavoro) per favorire l’occupazione. Niente tassa patrimoniale per ora, mentre per il taglio dell’Irpef c’è ancora da aspettare.

La filosofia e i tempi della riforma sono stati illustrati dal ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco lo scorso 22 luglio durante l’audizione davanti alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato.

Prima verranno gli interventi a costo zero e le priorità come il superamento dell’Irap. Poi, una volta individuate le risorse, un taglio anche dell’Irpef. A disposizione della riforma fiscale ci sono circa tre miliardi di euro stanziati con l’ultima legge di Bilancio.

Per quanto riguarda  l’abolizione dell’Irap. “Se fosse riassorbita nell’Ires, una delle ipotesi – ha spiegato Franco –  servirebbero circa 3 miliardi per coprire i versamenti di quei soggetti che non pagano l’imposta sulle società. La seconda priorità, la questione del cuneo fiscale (la tassazione del lavoro, in particolare in alcune parti della curva in cui le aliquote marginali ma anche medie per alcuni lavoratori sono particolarmente elevate): credo – ha detto Franco – che questa sia una questione particolarmente importante. Il cuneo è particolarmente elevato, così come le aliquote da tassazione di lavoro”, quindi la riforma “deve facilitare l’aumento del tasso di occupazione che nel nostro Paese è troppo basso, soprattutto per giovani, donne e Sud”.

Per quanto riguarda l’Iva, il ministro Franco ha detto che il governo potrebbe valutare «una razionalizzazione del numero delle aliquote.