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Riforma fiscale Usa: percorso a ostacoli, ore decisive

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Voto rimandato a oggi per la riforma fiscale statunitense. Nonostante l’euforia dei mercati, ieri al Senato qualcosa è andato storto e il testo legislativo dei Repubblicani rischiava di morire sul nascere. Secondo Dennis Gartman, autore di una delle newsletter più seguite a Wall Street, scampato il pericolo il piano dovrebbe essere approvato tra oggi e domani.

Un’imboscata politica del senatore Bob Corker ha messo in serio pericolo il disegno di legge dei Repubblicani. I leader del gruppo conservatore hanno alla fine accettato di incrementare le tasse di 350 miliardi di dollari. Ora il voto di oggi diventa, come l’hanno descritto alcuni commentatori in Usa, uno “scenario da incubo per i Repubblicani”.

Nella tarda serata, quando l’approvazione del piano firmato da Donald Trump sembrava cosa fatta, il repubblicano Mitch McConnell, ha annunciato lo slittamento del voto a oggi. La seduta riprende stamattina alle 11 di Washington, le 17 italiane,. con l’esame degli emendamenti.

A incrinare il supporto della maggioranza repubblicana, che controlla il Senato con appena 52 seggi su 100, la stima della Commissione bipartisan sulla tassazione (Jct),  organismo congressuale chiamato a calcolare gli effetti dell’imposizione fiscale.

Il Joint Committee on Taxation ha smentito la linea promossa dalla Casa Bianca, secondo cui la riforma fiscale si finanzierà da sola con la crescita economica che verrà a crearsi con il taglio delle aliquote. Non solo. Ha anche detto che il governo si ritroverà tra 10 anni con un deficit federale aggiuntivo di oltre mille miliardi di dollari e con una crescita del Pil addizionale di solo lo 0,8% nello stesso arco temporale.

Ma non finisce qui. Un altro ostacolo sulla via dell’approvazione è il cosiddeto “parliamentarian” del Senato, in base al quale nella legislazione non può essere introdotto un meccanismo che praticamente tornerebbe a far salire le aliquote nel caso in cui le entrate nelle casse dello Stato non risultassero sufficienti.

Sul fronte dei voti, infine, il partito repubblicano conta 52 seggi al Senato e si può permettere solo due defezioni, dando per scontato che tutti i democratici e gli indipendenti votino contro. Il problema è che ancora si deve arrivare a quota 50, una soglia che ieri sembrava raggiungibile grazie anche al si’ di John McCain, il senatore che aveva fatto deragliare il piano di abrograre l’Obamacare.