ROMA (WSI) – E’ sufficiente varare una legge in cui si abolisce totalmente l’IRAP. Unica condizione: per essere esentata dall’IRAP l’azienda deve assumere nuovi dipendenti per un costo del lavoro pari all’IRAP risparmiata.
Subito un esempio: impresa che paga 120 mila euro di IRAP all’anno. Viene esentata dall’IRAP, se assume 4 nuovi dipendenti dal costo medio di 30 mila euro l’anno (stipendi più contributi).
E’ possibile che qualche azienda non aderisca, ma sarebbe veramente strano: a parità di costi, perchè non avere del personale in più? qualsiasi imprenditore, se gli offrissero gratis nuovi dipendenti saprebbe bene che farsene, per migliorare il prodotto/servizio offerto.
L’IRAP dà al bilancio dello Stato un gettito di 30 miliardi. Per semplicità espositiva, ecco adesso delle cifre facili, l’importante è capire il concetto: se tutte le aziende esistenti aderissero alla nuova legge, a 30 mila euro di costo medio, avremmo un milione di nuovi occupati.
Posso inoltre dimostrare perchè contro intuitivamente si abbasserebbe il rapporto deficit/PIL.
Partiamo dal deficit: nel bilancio dello Stato verrebbero meno 30 miliardi di entrate alla voce IRAP.
MA:
– ipotizzando che i nuovi occupati siano disoccupati che beneficiano di indennità varie a carico dello Stato, con un costo medio di 10 mila euro a persona, nel bilancio di quest’ultimo si avrebbero minori uscite per 10 miliardi.
– dei 30 miliardi di nuovo costo del lavoro creato, la metà circa rientra nelle casse dello stato tra IRPEF e contributi, quindi 15 miliardi.
– dei 15 miliardi di stipendi netti nuovi distribuiti nell’economia, il 20% circa rientra nelle casse dello Stato dall’ IVA (sulle spese effettuate).
Mi fermo qui, ma vi sono certamente altre entrate indirette. Dunque – coeteris paribus- al numeratore del DEFICIT/PIL la voce deficit aumenterebbe di 2 miliardi= -30+10+15+3.
Passiamo al denominatore. Il PIL aumenterebbe direttamente di 30 miliardi pari al costo del lavoro aggiuntivo. Pertanto: +2/+30 = il DEFICIT/PIL scenderebbe.
Ciò, senza considerare gli effetti indotti, quelli che in economia si definiscono “da moltiplicatore”. Ma è facile immaginare come la maggior domanda derivante dall’1% di PIL addizionale dovuto agli stipendi netti, provochi a sua volta ulteriore crescita del PIL.
So bene che la nuova legge andrebbe corredata da una serie di paletti, per evitare aggiramenti della normativa (ad esempio chiusura di società esistenti e apertura di nuove per beneficiare della non-Irap senza nuove assunzioni; oppure adattamenti per i settori che usano contratti stagionali).
MA una cosa è sicura: ognuna di queste ed altre problematiche può ben essere risolta.
Quello che conta è – come auspicato da DRAGHI – l’ incentivazione delle assunzioni, invece di favorire i licenziamenti e l’impoverimento della società, ultima delle cose da fare in una crisi da domanda epocale come quella attuale. Questa PROPOSTA, già avanzata la scorsa estate, ed ignorata da chi comanda forse a causa del caldo estivo, è certamnte MIGLIORE di quella di mettere il TFR in busta paga, distruggendo risparmio futuro, oppure di distribuire elemosine a caro prezzo per il bilancio dello Stato (gli 80 euro costano 10 miliardi), oppure di tagliuzzare l’IRAP del 10% ogni tanto senza contropartite, e dunque a carico del welfare o di nuovi balzelli fiscali. Perchè non si fa? Renzi, se ci sei batti un colpo!
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