Economia

Recessione Italia, per Mazziero Research si allontana lo spettro

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L‘economia italiana, malgrado gli impatti dei rincari energetici e dei beni alimentari, si mostra resiliente e non dovrebbe entrare in recessione. Così Mazziero Research secondo cui le prospettive del nostro paese sono leggermente migliori.

Nel dettaglio Mazziero sottolinea che la rilevazione Istat del PIL al 1° trimestre a +0,1% (era -0,2% nella stima preliminare) è risultata meglio del previsto e cambia lo scenario di previsione per i trimestri successivi. Due i fattori da tenere in considerazione: la resilienza indicata poc’anzi e poi il fatto che da un’ipotesi di forte rallentamento nel 1° trimestre – il Governo nel DEF aveva indicato -0,5% – si passa a lievissimo valore positivo; in questo caso non è il valore, ma il segno che conta: una crescita al posto di un rallentamento.

Di conseguenza, a nostro avviso, si allontana lo spettro di recessione e anche in presenza di un 2° trimestre negativo dovremmo poi assistere a una ripresa dal 3° trimestre.

Per l’intero 2022 Mazziero stima una crescita del +2,7%, dal +2,2%precedente, appena un decimale al di sotto della stima formulata dall’Istat.

Per quanto riguarda il Debito pubblico, questo ha segnato un nuovo record a marzo a 2.755 miliardi, ma – dice Mazziero – entriamo in una fase di momentaneo calo del debito che dovrebbe portarsi a 2.746 miliardi ad aprile, per poi scendere a maggio e tornare a salire a giugno tra 2.753 e 2.769 miliardi, terminando l’anno tra 2.711 e 2.760 miliardi.

Le prospettive dell’economia italiana secondo l’Istat

L’Istat ha previsto che il Pil italiano dovrebbe crescere sia nel 2022 (+2,8%) sia nel 2023 (+1,9%), seppur in rallentamento rispetto al 2021. Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali) mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo nel 2022 (-0,4 punti percentuali) a cui seguirebbe un contributo nullo nel 2023.

Le scorte fornirebbero un contributo nullo in entrambi gli anni. Inoltre secondo l’Istat, gli investimenti assicureranno un deciso sostegno alla crescita con una intensità più sostenuta nell’anno corrente (+8,8%) rispetto al 2023 (+4,2%). I consumi delle famiglie e delle ISP segneranno un miglioramento più contenuto (+2,3% e +1,6%). L’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di ULA, sarà in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 (+2,5%) rispetto al 2023 (+1,6%).
Il progressivo incremento dell’occupazione è atteso riflettersi anche sul tasso di disoccupazione che scenderebbe sensibilmente quest’anno (8,4%) e, in misura più contenuta, nel 2023 (8,2%).

Si prevede che la crescita dei prezzi dei beni energetici contribuisca a un deciso aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nell’anno corrente (+5,8%), i cui effetti dovrebbero attenuarsi nel 2023 (+2,6%).

Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento.