Economia

Rajoy al contrario di Monti privatizza la sanità: “Risparmi del 25%”

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Roma – Privatizzare per risparmiare. Dopo il primo test nel 1999 a Valencia con l’ospedale Alzira, ora anche i popolari (centrodestra) di Madrid si affidano alla gestione privata dei servizi sanitari pubblici. Un risparmio del 25%, ma la rivoluzione sta terremotando la capitale, con scioperi, manifestazioni di protesta di medici, infermieri e associazioni in difesa della sanità pubblica. Intanto le imprese private, in mano a fondi esteri, si fregano le mani: gli utili del 2102 previsti sono nell’ordine di 400 milioni di euro.

La rivoluzione era stata annunciata lo scorso 31 ottobre dal presidente regionale madrileno, Ignacio González, presentando la Finanziaria 2013. Ieri González, che governa la metropoli con maggioranza assoluta, è entrato più nei dettagli: «La manovra dell’anno prossimo è la più dura della storia della nostra regione. Il taglio è del 7,7% sulla spesa 2012, per un totale di 1,4 miliardi di euro. Metteremo sul mercato il 10 % degli ambulatori delle Asl (che sono 266, ndr) e sei ospedali della regione. Il costo medio a persona dell’assistenza sanitaria ospedaliera pubblica è di 600 euro, quello della gestione privata di 411».

Il cosiddetto «Modello Alzira» è uno dei leitmotiv dei popolari del premier Mariano Rajoy. In sostanza, si tratta di dare in conduzione esterna a una impresa la gestione totale o parziale delle cure mediche in cambio di un canone annuo fisso per utente. La regione deve però garantire gli standard di qualità del servizio. La durata dell’appalto generalmente è di 30 anni. «Nel 1997, con l’ex premier popolare Aznar, tutti i principali partiti approvarono una legge che permetteva una nuova gestione del Sistema Sanitario Nazionale. Cominciava così la mercificazione della salute degli spagnoli», stigmatizzano, in un documento, gli Indignados.

Alzira è già stata provata anche nell’hinterland della regione di Madrid ma mai nella capitale. «Con la gestione privata di un ospedale pubblico tutti ci guadagnano – assicura Francisco Magón, responsabile del Pronto Soccorso dell’Hospital Universitario di Torrejon de Ardóz, inaugurato 18 mesi fa -. Il nostro nosocomio serve 136 mila persone, per ognuna delle quali la regione paga 441 euro». Nell’ospedale Rey Juan Carlos di Mósteles, il costo è di 440 euro a testa per 171.000 utenti; 425 euro, invece, per l’ospedale di Valdemoro, con una utenza di 107 mila persone.

Ma la Fadsp, la Federación de Asociaciones para la Defensa de e la Sanidad Pública, con l’appoggio delle sinistre e dei sindacati, è di tutt’altro avviso. «La regione taglia i soldi degli ospedali pubblici a beneficio dei privati. Quei tre centri costano sette/otto volte di più ai madrileni – denunciano in un documento -. Non solo hanno già recuperato il 100% degli investimenti (la costruzione dei nosocomi con terreno pubblico gratuito, ndr), ma quest’anno guadagneranno 150 milioni di euro. E l’appalto dura fino al 2037».

Anche i medici sono contrari. In un volantino distribuito nel metrò, denunciano: «Quando l’utile entra nel sistema produce una diminuzione della qualità assistenziale». Intanto, la sanità privata scoppia di salute. «Tra società assicuratrici e gruppi ospedalieri, siamo già il 30% dell’intero settore», gongola José Ramón Rubio, vice-presidente di Quirón, azienda leader della salute privata.

Ma i popolari di Mariano Rajoy non si limitano alla sanità. Privatizzano pure i matrimoni e i divorzi, questa volta per decongestionare gli intasatissimi tribunali e risparmiare magistrati. Oggi, nel consueto Consiglio dei Ministri del venerdì, il governo conservatore approverà una riforma del Codice Civile per cui i notai potranno celebrare le nozze civili (all’Anagrafe) e i divorzi consensuali. Un vero business per i notai: le rotture matrimoniali di mutuo accordo nel 2010, ultimo dato disponibile, sono state 69.261.

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