Quota 100, la mini riforma previdenziale introdotta dal precedente governo, potrebbe subire alcune modifiche. Misura sperimentale introdotta per un triennio, dal 2019 al 2021, quota 100 è la possibilità di andare in pensione anticipata se sussistono da una parte almeno 38 anni di anzianità contributiva e dall’altra 62 anni di età anagrafica.
La possibilità di andare in pensione anticipata con quota 100 non comporta penalizzazioni sull’assegno che si percepisce dall’Inps. Quale sarà il destino della misura previdenziale nel nuovo governo Pd-M5S è ancora presto da sapere. Come riporta Il Sole 24 Ore, nell’agenda del nuovo esecutivo ribattezzato Conte bis c’è proprio la modifica della disciplina di quota 100.
Le ipotesi di restyling che individua il quotidiano di Confindustria sono due essenzialmente. Da una parte rendere sempre vincolante l’aggancio automatico all’aspettativa di vita per le uscite anticipate (quota 100 compresa), escludendo i lavori usuranti e gravosi nel caso dei quali la platea esentata verrebbe allargata, e di ritarare le finestre d’uscita per ridurre i flussi annuali ma anche per prevedere una sorta di corsia agevolata per i lavoratori con carriere discontinue. La seconda ipotesi invece prevede un innalzamento della soglia anagrafica di quota 100 da 62 a 64 anni. Potrebbe anche decidersi di anticipare la fine della sperimentazione di un anno, fine 2020 quindi al fine di recuperare risorse.
In tutti i casi, nelle ipotesi sul tavolo si contempla anche la possibilità di rafforzare e prorogare la cosiddetta Ape social, ossia l’uscita anticipata con tre anni di anticipo per determinate categorie di lavoratori che svolgono attività faticose, introdotta dai governi di sinistra, Renzi e Gentiloni e confermata solo fino alla fine del 2019.