Economia

Prodi: tassa sulla prima casa? Va tolta solo ai “meno abbienti”

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ROMA (WSI) – La tassa sulla prima casa va tolta solo ai “meno abbienti”. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, in un’intervista rilasciata a Oggi.

“Quando sono stato io al Governo, ho proposto di far pagare la tassa sulla casa solo alla metà delle abitazioni di maggior pregio, esentando quindi i meno abbienti. Questa è la mia posizione anche oggi. Anche perché se mancano questi introiti, lo Stato poi si ritrova a dover chiedere tasse in forma diversa al cittadino”.

Sui rapporti con l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, i rapporti sono “ottimi, ma rarissimi”.

“Non ci sentiamo pressoché mai. Ma è anche giusto. Non bisogna mai disturbare il conducente… Con lui non ci sono mai state guerre, anche se quell’episodio all’inaugurazione di Expo è stato sorprendente. Ha ringraziato l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti, e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre tutti si giravano verso di me aspettando che mi citasse. Non lo ha fatto. La scena è stata surreale”.

Prodi non ha intenzione di tornare a fare politica attivamente: “No, perché è cambiato il mondo. Il compito ora spetta alle nuove generazioni. Io posso essere una voce, anche critica, di approfondimento, di sensibilizzazione su questioni e problemi. Ma non voglio tornare a occuparmi di politica. Game over, la gara è finita”.

Sulla vicenda del Quirinale: “Primo, perché non era nei miei obiettivi e nei miei desideri. Secondo, ero sicurissimo di non diventarlo. Per questo la questione non mi ha toccato… Ma il segreto sui 120 franchi tiratori resterà tale”.

Il monito all’Italia e all’Europa intera è arrivato in occasione dell’incontro di Sant’Egidio “La Pace è sempre possibile”, a Tirana in Albania.

“Se non vogliamo fare la fine degli Stati rinascimentali italiani, spazzati via dalla prima globalizzazione che fu la scoperta dell’America, dobbiamo avere una maggiore integrazione. Gli Stati europei sono troppo piccoli. E le reti globali delle nuove tecnologie, da Apple ad Amazon, da Google a Ali Baba, sono tutte americane o cinesi. Non ce n’è una europea. Non siamo in grado di crearle, così come l’Italia divisa non riusciva a costruire le grandi caravelle necessarie a solcare gli oceani”.

“L’allargamento dell’Europa è l’unico caso riuscito di esportazione della democrazia. La democrazia si crea con la pace. Ma poi è arrivata l’Europa della paura, con i timori generati dalla crisi e dall’immigrazione, paralizzata da populismo e respiro corto”.

Tra l’altro “in Cina l’Europa è già considerata out. Ci siamo allargati ad est, ma chiusi a sud. Non siamo riusciti nemmeno a creare una banca del Mediterraneo o una università con sedi sulle due sponde del Mare Nostrum, con professori e studenti provenienti da nord e da sud. Davanti allo sviluppo demografico dell’Africa dobbiamo dare delle risposte tempestive, e non essere bloccati nei nostri processi decisionali, ricattati dai populismi o in attesa dei risultati delle prossime elezioni locali”.

“La situazione dell’Ucraina ci dimostra quanto sia importante l’integrazione e come non si possa affrontare il mondo da soli”.