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Private banking: nel 2022 masse gestite a 1.000 mld di euro

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In salute, stimato dalla clientela e con margini di crescita nel prossimo biennio è il settore del Private Banking in Italia che, secondo l’AIPB, potrebbe passare dagli attuali 908 mld di euro di masse gestite a quasi 1000 miliardi di euro nel 2022. Un traguardo che porterebbe l’industria ad aumentare il suo peso tra i canali distributivi fino a rappresentare un terzo della ricchezza investibile delle famiglie italiane.

Lo scenario è stato illustrato dal presidente di AIPB, Paolo Langé, nel corso della XVI edizione del Forum del Private Banking, appuntamento organizzato annualmente da AIPB – Associazione Italiana Private Banking e punto di riferimento per il settore del wealth management.

Al Forum intitolato “Wealth for the Future”, oltre al Presidente di AIPB sono intervenuti tra gli altri ndrea Boltho (Emeritus Fellow Magdlen College, Università di Oxford), Gian Paolo Manzella (Sottosegretario, Ministero dello Sviluppo Economico), Tommaso Corcos (Presidente Assogestioni), Davide Iacovoni (Dirigente Generale – Direzione II Debito Pubblico, Ministero dell’Economia e delle Finanze), Silvio Ruggiu (Consigliere e membro del Comitato Direttivo, AIPB), Fabrizio Greco (Consigliere e membro del Comitato Direttivo, AIPB), Federico Sella (Consigliere e membro del Comitato Direttivo, AIPB), Saverio Perissinotto (Vicepresidente AIPB e Paolo Federici (Vice Presidente, AIPB). Paolo Langé, Presidente di AIPB ha dichiarato:

“Gli italiani oltre a essere un popolo di risparmiatori stanno crescendo anche come investitori consapevoli: i 4.500 miliardi di euro di ricchezza finanziaria delle famiglie pongono infatti l’Italia al quarto posto tra i principali Paesi europei. E questo rappresenta un fattore di stabilità per il Paese, soprattutto se lo consideriamo assieme al basso tasso di indebitamento privato che è un ulteriore elemento di forza per il futuro. La pandemia ha alimentato la consapevolezza generale che il risparmio è un valore, ma se non viene indirizzato verso buoni investimenti rischia di inaridire e da risorsa vitale di trasformarsi addirittura in freno all’economia. In questo quadro, il ruolo del nostro settore (il Private Banking) assume oggi una rilevanza ancora maggiore che in passato. La nostra missione è salvaguardare e investire con attenzione e lungimiranza il risparmio delle famiglie”.

“A una perdita del valore degli investimenti del primo trimestre dell’anno, dovuta agli effetti della pandemia, è seguito un veloce recupero nel secondo che ha ridotto significativamente la perdita registrata dai portafogli delle famiglie. Nei primi tre mesi dell’anno incertezza e paura per il futuro hanno fatto crescere liquidità e depositi, e contrarre il risparmio gestito e amministrato. I portafogli della clientela private sono stati i più colpiti perché esposti ai mercati finanziari più di quanto non lo siano i risparmi delle famiglie retail, composti per oltre il 50% da depositi bancari. A partire da aprile, i clienti sono tornati però ad investire andando a cogliere le opportunità presenti nei mercati e riportando i depositi su livelli più fisiologici. Tali andamenti sono stati guidati in larga parte dai professionisti del Private Banking che lucidamente hanno dimostrato di saper gestire la straordinarietà del momento e in modo incisivo saputo limitare le uscite dai prodotti gestiti nel primo trimestre favorendo invece gli investimenti nei tre mesi successivi”.

Private Banking: le sfide future

A proposito delle sfide future che attendono il settore, Langè ha poi sottolineato:

Le famiglie e il Private Banking hanno diverse sfide comuni da vincere. La prima sfida riguarda la cultura finanziaria e dobbiamo individuare la modalità più efficace per accrescere la cultura finanziaria dei clienti, aiutandoli ad accedere ad una vasta gamma di opportunità, scegliendo con consapevolezza e avvicinandoli a logiche di medio-lungo periodo. L’incertezza generata dal Covid 19 ha infatti influito sull’orizzonte temporale. Ma il costante supporto assicurato dal Private Banking ha fatto sì che solo il 20% dei clienti si dichiara oggi troppo preoccupato dal presente per pensare al futuro, mentre la maggioranza si sente in grado di orientare lo sguardo al medio e lungo periodo.
La seconda sfida riguarda l’evoluzione digitale del nostro servizio, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni tecnologiche innovative che facciano sentire i clienti meno soli e continuino a far percepire la nostra presenza. E qui entra in campo la questione delle competenze: al crescere della complessità, dobbiamo offrire un set di competenze più ampie, e non di natura esclusivamente finanziaria (…) Nel 2022, il mercato servito dal Private dovrebbe quindi raggiungere quasi 1000 miliardi di masse totali in gestione. In questo quadro l’industria arriverebbe così a rappresentare un terzo della ricchezza investibile delle famiglie italiane. Soggetti più consapevoli del potenziale dei loro investimenti portano ad uno sviluppo dell’economia del Paese e ad un aumento del benessere delle famiglie.
Per questo motivo ci auguriamo che il ruolo della consulenza finanziaria professionale non venga trascurato nei tavoli europei Next Generation EU e Capital Market Union, ma anzi venga valorizzato e considerato per il valore che può rappresentare”.