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Popolare Vicenza: Sbarco in borsa non salverà i soci. Il titolo crollerà

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ROMA (WSI) – “Gli azionisti della Popolare di Vicenza è bene non si facciano illusioni: con lo sbarco in Borsa previsto ad aprile 2016, il valore delle azioni è destinato a crollare drasticamente”. E’ quanto ha scritto Il Mattino di Padova, affermando che il ribasso si concretizzerà””perché il titolo si allineerà ai multipli in uso per le banche quotate che si aggirano attorno allo 0,7% del patrimonio netto. Quei 30 euro per valore di ogni azione scenderanno a meno di 20 ma gli analisti stimano che il patrimonio netto tangibile di BpVi oggi si aggira sui 2 miliardi e il valore dell’azione è destinato a scendere ulteriormente per collocarsi a 12-14 euro. Non è finita. Tirate le somme si tratta di un bagno di sangue attorno ai 4-5 miliardi di euro”.

Di bagno di sangue parla anche Il Sole 24 Ore: “Quei 30 euro di valore per singola azione scenderanno inevitabilmente a poco più di 20 euro. Ma il calcolo ahimè non tiene conto del fatto, come ha appurato Il Sole 24Ore, che il patrimonio netto tangibile della banca in questo momento è di soli 2 miliardi e quindi gli attuali soci hanno in mano un’azione che, valutata ai multipli di Borsa, non vale più di 14 euro. E addirittura advisor e analisti impegnati nel processo pre-quotazione indicano in 10-12 euro il prezzo di mercato dell’azione. (…) Si vedrà se qualche correttivo potrà essere individuato per salvare il salvabile, ma i numeri impietosi sono questi. E svelano fino in fondo la gigantesca illusione ottica di una banca che sembrava vivere sotto una campana di vetro”.

“Per dare un’idea di quanto la pulizia fosse tanto doverosa tanto rinviata nel tempo, pur dopo la cura drastica imposta da Francesco Iorio e da Francoforte la Vicenza ha tuttora a bilancio crediti deteriorati netti per un valore di 4,6 miliardi, il 17% del totale impieghi, un livello tra i più alti tra le banche italiane. In fondo a Vicenza si è operato per anni uno scambio perverso tra banca e soci (..) Ora il Re è nudo” – conclude Il Sole 24 Ore – “e il conto salatissimo lo pagano i vecchi soci e la banca che senza aumento di capitale non può andare avanti a operare”. (ACA)