Economia

Pil: Confcommercio, cresce il contributo del Centro Italia

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(Teleborsa) – Cresce la ricchezza prodotta dalle Regioni del Centro Italia, diminuisce quella prodotta dal Nord Ovest, mentre restano sostanzialmente stabili sia Mezzogiorno che Nord-Est. Nel contempo, si conferma il divario Nord-Sud: la Regione meno produttiva del Nord, la Liguria, registra un Pil pro capite superiore di un quarto a quello della Regione più produttiva del Sud, l’Abruzzo. In termini assoluti, Val d’Aosta, Lombardia, Trentino ed Emilia Romagna sono le Regioni con il maggior prodotto pro capite (oltre i 32.000 euro), mentre all’estremo opposto troviamo Campania e Calabria con meno di 17.000 euro. Sono i principali risultati che emergono dal Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia “Aggiornamento delle analisi e delle previsioni del Pil nelle regioni italiane”, che analizza appunto i cambiamenti del contributo delle Regioni italiane all’andamento del prodotto interno lordo negli ultimi anni. Entrando nei dettagli dello studio, scopriamo che il rafforzamento della quota di Pil proveniente dalle Regioni del Centro dipenda dal peso preponderante del terziario di mercato, le cui performance aggregate sono superiori alla media. E’ un fenomeno che si verifica nei momenti critici: tra il 2008 e il 2011 il Pil del Centro passa in quota sul dato nazionale dal 21,6% al 22,1%, oltre un punto in più rispetto al 1995. I dati regionali evidenziano risposte complesse e performance diverse delle economie territoriali rispetto al biennio recessivo 2008-2009. Alcune tendenze di sviluppo differenziale si erano già manifestate nel corso degli anni Novanta, come per esempio una maggiore dinamicità presso le Regioni della dorsale adriatica e del Centro, testimoniata dalla crescita media annua 1996-2007 del Pil reale pari all’1,7% del Nord-Est e all’1,6% nel Centro contro l’1,3% nel Nord-Ovest e nel Sud. In fondo alla graduatoria delle singole Regioni si trovano, senza sorprese, quelle del Sud. La produttività media del Mezzogiorno risulta pari al 56,2% di quella del Nord-Ovest, ma spostando il confronto a livello regionale la situazione è anche peggiore: il Pil pro capite della Regione meno produttiva (la Campania), non riesce ad andare oltre il 50% del reddito medio di quella più produttiva (la Val d’Aosta). La crisi ha colpito i territori in modo differente e con qualche articolazione di non facile interpretazione. La dimensione del crollo delle esportazioni si vede bene dalle riduzioni di Pil tanto nel 2008 quanto nel 2009, che ha interessato le Regioni dell’ex triangolo industriale e quelle maggiormente orientate ai mercati esteri, con forte presenza di distretti dedicati al made-in, come nel caso delle Marche. Il Mezzogiorno ha perso di più nel 2008, ma la presenza di un’elevata frazione di occupati dipendenti in generale e nella Pubblica Amministrazione in particolare, ha limitato l’impatto della crisi nel 2009. Nel biennio 2010-2011 il Mezzogiorno mostrerà comunque tassi di variazione del prodotto lordo inferiori a quelli della media Italia. Il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia dovrebbero rispondere un po’ meglio delle altre Regioni in termini di intensità della ripresa, comunque debole, fattore che accomuna tutte le aree del Paese. Anche nel 2011 si dovrebbe confermare la maggiore vivacità del Centro, trainato dalla maggiore presenza di terziario di mercato rispetto al resto dell’Italia. A livello generale, il Pil salirà dello 0,7% nel 2010 e dell’1% nel 2011.