Economia

PetroYuan: debuttano a Shanghai i futures della Cina

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La Cina sfida il duopolio Wti-Brent (e il dollaro americano come riserva globale) lanciando il suo personale future sul mercato del petrolio, denominato in yuan. L’obiettivo dei petroyuan è conquistare un posto di primo piano tra i due contratti di riferimento storicamente utilizzati per il mercato americano e quello europeo.

Il debutto ufficiale è avvenuto questa mattina al mercato di Shanghai dedicato all’energia. I quindici contratti lanciati oggi coprono un periodo compreso tra settembre 2018 e marzo 2019. I futures per settembre hanno aperto a quota 440,20 yuan al barile (69,70 dollari circa), al di sopra del prezzo di riferimento di 416 yuan (65,89 dollari), secondo quanto riportato dal quotidiano South China Morning Post. Circa 62.500 pezzi sono stati scambiati in totale, il che vuol dire che più di 62 milioni di barili di petrolio sono passati di mano per un volume di circa 27 miliardi di yuan (oltre 4 miliardi di dollari).

Dietro la mossa di Pechino, la volontà che gli venga riconosciuta una posizione privilegiata nel mercato dell’oro nero, essendo il maggior compratore nazionale al mondo di petrolio: l’anno scorso ha superato anche gli Stati Uniti.

Allo stesso tempo, Pechino vuole che il benchmark possa far da traino alla diffusione della propria valuta nel mondo, vero obiettivo di lungo termine delle autorità locali, che insieme alla Russia stanno tentando di detronizzare il dollaro, che tra l’altro si sta indebolendo notevolmente nei mercati finanziari globali negli ultimi tempi.

I contratti future sono aperti alla compravendita da parte dei broker stranieri. Per attirare investimenti, la Cina sarebbe pronta a rinunciare alla tassazione sul reddito delle imprese (o delle persone fisiche) estere.