Economia

Petrolio, “tensioni geopolitiche possono spingerlo a $100”

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La combinazione delle sanzioni statunitensi all’Iran e della crisi in Venezuela potrebbe portare il prezzo del petrolio a quota 100 dollari al barile entro 12 mesi: è quanto affermato a InvestmentWeek da Jordan Hiscott, chief trader presso Ayondo markets.

“Le tensioni geopolitiche sono di nuovo al centro. Una pletora di problemi di offerta, aggravata dall’instabilità in Medio Oriente [ha già spinto verso l’alto il petrolio]. Inoltre, il Venezuela, che ha le maggiori riserve petrolifere del mondo, è in subbuglio e questa situazione non accenna a diminuire. E’ probabile che il potrebbe superare i 100 dollari nel giro di un anno”, ha dichiarato Hiscott.

Sul fronte dei rischi al ribasso, tuttavia, c’è il potere esercitato dall’Opec sul mercato: lo scorso novembre il cartello dei Paesi produttori ha esteso i tagli alla produzione di 1,8 milioni di barili al giorno fino alla fine del 2018.

 

In merito, Jonathan Waghorn, manager del fondo Guinness Global Energy, che ha masse in gestione per 292 milioni di dollari, ha dichiarato: “Se i prezzi del petrolio diventano troppo alti, l’Opec può mettere fine al sistema delle quote e rimettere i barili nel mercato”. Questo riporterebbe verso il basso il prezzo del greggio.
Attualmente il prezzo del Brent è a 76,78 dollari (una crescita intorno al 63% negli ultimi 12 mesi) mentre il Wti è si trova a quota 66,98.

Secondo il sondaggio Merrill Lynch Fund Manager della May’s Bank of America,
le materie prime hanno allocazioni di portafoglio ai massimi dall’aprile 2012, quando il Wti era scambiato a 105 dollari al barile.