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Petrolio e Borse: analisti già costretti a tagliare stime

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NEW YORK (WSI) – Fino a qualche settimana fa pareva impensabile. A fine 2015 gli analisti erano convinti che i prezzi del petrolio si sarebbero stabilizzati nel 2016. Ma la ripresa che allora sembrava ragionevole aspettarsi non è mai arrivata e – anzi – i contratti su Brent e Wti hanno toccato ieri i minimi dal 2002.

Goldman Sachs è l’ultima banca in ordine di tempo a vedersi costretta a rivedere al ribasso le previsioni sull’azionario per via del nuovo crollo dei prezzi del petrolio.

“Abbassiamo le previsioni sugli utili per azione dell’S&P 500 di tre dollari a $106, 117 e 126 per fine 2015, 2016 e 2017. Le revisioni rispecchiano le stime per una variazione annua di -7%, +11% e +8%, rispettivamente”, ha scritto David Kostin della banca.

“Le condizioni del settore energetico sono il fattore principale che ci ha spinto a ridurre l’outlook” sugli utili delle società quotate in Usa.

Prima di Kostin anche David Bianco di Deutsche Bank e Jonathan Golub di RBC Capital avevano lanciato allarmi simili. “Qualche settimana fa sembrava ragionevole”, ha scritto Bianco circa la previsione di una ripresa dei prezzi del petrolio in area $55 al barile quest’anno. “Ora non lo è più”.

Che gli analisti rivedano le proprie stime a poche settimane di distanza, è un evento che non capita tutti i giorni. Gli allarmi lanciati dalle banche sono la riprova di quanto sia difficile fare pronostici sull’andamento dei mercati finanziari.

Gli ultimi in ordine di tempo ad aver tagliato le aspettative sono gli analisti di UBS Wealth Management, che ora vedono un giudizio di neutrale e non più overweight sull’azionario nei prossimi sei mesi. Il broker sovrappesava le azioni dal gennaio 2013, quando lo S&P 500 era a quota 1.466. Il Chief Investment Officer Mark Haefele ha scelto di mantenere una posizione pro-rischio ridotta sull’arco dei prossimi sei mesi, con un sovrappeso sulle obbligazioni ad alto rendimento dell’area euro.

Quello che sta accadendo nel settore petrolifero è clamoroso, proprio dal punto di vista storico: è infatti da 48 anni che non succedeva un evento choc del genere.

“Secondo le nostre previsioni il settore energetico accuserà una perdita di 2 dollari per azione (EPS) nel 2015, per la prima volta dal 1967 il numero sarà negativo. La svalutazione degli asset delle aziende del comparto ha aggravato le conseguenze negative sugli utili”.

Nel 2015 il prezzo del petrolo scambiato sul Brent ha perso il 35% dopo il calo del 48% della materia prima nel 2014. A giugno 2014 le quotazioni scambiate sul Wti erano pari a 108 dollari al barile, ora il future sul petrolio scambiato nel mercato Usa vale poco più di $32 al barile. Quanto gli analisti hanno fatto le loro previsioni a metà dicembre il petrolio scambiava in area 40 dollari al barile.