Economia

Pensioni 2024: la percentuale di rivalutazione secondo gli ultimi dati Istat

Le pensioni, con l’inizio del nuovo anno, verranno adeguate al costo della vita. L’assegno previdenziale verrà aumentato tenendo conto del tasso medio dell’inflazione annuo, che l’Istat ha accertato ufficialmente per il 2023.

Nel corso dei prossimi giorni, l’istituto di statistica provvederà ad ufficializzare il tasso di rivalutazione, il quale terrà conto del periodo che va dal periodo compreso tra il mese di gennaio e quello di novembre 2023. A seguito della diffusione dei dati di dicembre, verrà fissato ufficialmente il tasso del conguaglio della rivalutazione.

Grazie ai dati che sono stati ufficializzati dall’Istat, per il momento, è possibile farsi un’idea di quello che potrebbe essere il tasso di rivalutazione che verrà utilizzato a gennaio e che servirà per adeguare l’assegno previdenziale al costo della vita. Di particolare importanza, per avere un’idea su quello che potrebbe succedere, sono le stime del governo Meloni. Attraverso la Nota di aggiornamento al Def sono state, infatti, fornito delle basi grazie alle quali è possibile individuare una forbice entro la quale, con ogni probabilità, si potrà muovere il tasso.

Come si muove l’inflazione nel 2023

L’inflazione, almeno nel corso del 2022, ha avuto una crescita esponenziale e il suo impatto sulle pensioni è stato determinante. È stato accertato un tasso di rivalutazione pari al 7,3% portato successivamente ad un 8,1%. Ricordiamo che la differenza dello 0,8% verrà riconosciuta nel corso del mese di dicembre 2023: il conguaglio è stato anticipato di un mese (originariamente era previsto a gennaio 2024).

Anche nel corso del 2023 l’inflazione ha continuato a pesare sulla vita dei consumatori: a gennaio, quella accertata è stata pari al 10%. A seguito della politica monetaria intrapresa dalla Bce la tendenza si è invertita – registrando una sola eccezione nel corso del mese di aprile 2023 quando è stata registrata una nuova crescita – fino a quando si è attestata al di sotto della soglia di controllo fissata dalla Banca Centrale europea del 2%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) nel corso del 2023 si è mosso in questo modo:

  • +10,0% a gennaio;
  • +9,1% a febbraio;
  • +7,6% a marzo;
  • +8,2% ad aprile;
  • +7,6% a maggio;
  • +6,4% a giugno;
  • +5,9% a luglio;
  • +5,9% ad agosto;
  • +5,3% a settembre;
  • +1,8% ad ottobre.

In questo momento, matematicamente parlando la media è del 6,78%. Ovviamente questa è una media provvisoria: dobbiamo attendere i dati di novembre e dicembre per avere un’idea precisa di come si chiuderà l’anno. Soffermandosi su quanto sta accadendo, ci si potrebbe aspettare un valore di crescita pari all’1,5% per il mese di novembre, il che farebbe abbassare la media annua ad un 6,3%. Ma come abbiamo sottolineato questa è una mera ipotesi.

Nella Nota di Aggiornamento al Def viene stimato un tasso del 5,4%. Il governo Meloni, quindi, ritiene che possa esserci un forte ribasso dell’inflazione a novembre e a dicembre.

Gli effetti sulle pensioni

È bene ricordare che il tasso dell’inflazione – almeno quello che verrà accertato definitivamente dall’Istat – verrà applicato direttamente sull’assegno previdenziale percepito. In questo modo l’importo sarà adeguato al costo della vita.

L’incremento al 100%, però, verrà applicato esclusivamente a quanti percepiscono una pensione che non supera le quattro volte il trattamento minimo. Man mano che le pensioni aumentano, la percentuale si riduce. Prendendo in considerazione il trattamento minimo previsto nel 2023, le percentuali applicate effettivamente sono le seguenti:

  • 100% del tasso per i trattamenti fino a 4 volte il minimo, ossia fino a 2.271,76 euro;
  • 90% del tasso per i trattamenti tra le 4 e le 5 volte il minimo, ossia fino a 2.839,70 euro;
  • 53% del tasso per i trattamenti tra le 5 e le 6 volte il minimo, ossia fino a 3.407,64 euro;
  • 47% del tasso per i trattamenti tra le 6 e le 8 volte il minimo, ossia fino a 4.543,52 euro;
  • 37% del tasso per i trattamenti tra le 8 e le 10 volte il minimo, ossia fino a 5.679,40 euro;
  • 22% del tasso per i trattamenti oltre le 10 volte il minimo.

Questi aumenti come si traducono, monetariamente parlando, per i pensionati? Chi riceve un assegno previdenziale pari a 1.000 euro al mese potrebbe vedersi un aumento compreso tra i 55 ed i 60 euro, in base a quello che è il tasso che verrà accertato. Chi, invece, riceve 2.000 euro, vedrà un aumento tra i 110 ed i 120 euro al mese.

Cosa succede alle pensioni minime e a quelle d’oro

La bozza della Legge di Bilancio 2024 ha introdotto diverse novità sulla rivalutazione delle pensioni. Ci sarà una stretta su quelle d’oro, ossia sugli assegni superiori a 5.679 euro: la rivalutazione, dal prossimo anno è del 22% contro il 32% che è garantito quest’anno. Non cambierà nulla, invece, per quanti ricevono degli importi p

È stata prevista, inoltre, una rivalutazione straordinaria e temporanea per il 2023 delle pensioni minime dell’1,5% per i pensionati con un’età inferiore a 75 anni, che sale al 6,4% per quanti hanno superato questa età. Nel 2024, invece, è prevista una rivalutazione di tutte le pensioni minime del 2,7%.

I nodi da sciogliere

Sono ancora diversi i nodi da sciogliere per capire quale possa essere il futuro delle pensioni in Italia. Stando alle anticipazioni che sono circolate in questi giorni sulla Manovra 2024 Quota 103 dovrebbe essere confermata anche nel 2024, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto.

Anche l’Ape sociale potrebbe essere prorogata il prossimo anno, anche se avrà un carattere di indennità e non sarà un trattamento previdenziale a tutti gli effetti. Altro nodo da chiarire è il futuro di Opzione Donna: stando alle anticipazioni dovrebbe essere aumentata la soglia anagrafica. Ma anche in questo caso si attende il testo definitivo della Legge di Bilancio per comprendere cosa possa accadere.