Economia

Pensione più lontana per gli statali: potranno lavorare fino a 70 anni

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il cantiere previdenziale in Italia è sempre aperto. Tra le ultime novità, spunta una un’allungamento dell’età per la pensione degli statali, ma su base volontaria. Vediamo tutti i dettagli.

Pensione statali: spunta un emendamento

Si tratta di un emendamento a prima firma Domenico Matera (Fratelli d’Italia) presentato alle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato e che prevede un allungamento della vita lavorativa, su base volontaria, per i dipendenti pubblici.

Nel dettaglio, l’emendamento riguarda quei dipendenti pubblici che hanno raggiunto i 67 anni di età, ma non i 36 anni di contributi. A queste condizioni, secondo l’emendamento, possono, su base volontaria, richiedere che la permanenza in servizio prosegua fino al raggiungimento del settantesimo anno di età. Nella proposta si prevede che spetti “all’amministrazione pubblica presso la quale il dipendente presta servizio accogliere la richiesta” e che non ci siano “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Dipendenti pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2022

Per quanto riguarda la Gestione Dipendenti Pubblici (GDP), l’ultimo Osservatorio dell’Inps riporta i dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2022 e su quelle liquidate nel 2021.

Il numero delle pensioni pubbliche vigenti al 1° gennaio 2022 è pari a 3.082.954, in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente (3.029.451), con un importo complessivo annuo (13 mensilità) di 79.203 milioni di euro, in aumento del 3,2% rispetto al 2021 (76.750 milioni di euro).

Per quanto riguarda la ripartizione per cassa, il 58,5% delle pensioni è erogato dalla Cassa Trattamenti Pensionistici Statali (CTPS ), seguita dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL ) con il 38%. Le altre casse rappresentano complessivamente il 3,5% del totale. Con riferimento all’importo complessivo annuo, risulta che il 60,9% è a carico della CTPS (2.057,05 euro), il 31,9% a carico della CPDEL (1.655,40 euro) e il rimanente 7,3% è erogato dalle altre casse, con importi che variano da 1.485,64 euro mensili per la Cassa Pensioni Insegnanti ( CPI ), a 4.728,47 per la Cassa Pensioni Sanitari ( CPS ).

Dall’Osservatorio dell’Inps inoltre emerge che il 59,5% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato alle donne, contro il 40,5% erogato agli uomini. Inoltre, relativamente alle pensioni liquidate nel 2021, la categoria delle pensioni di anzianità/anticipate è la più numerosa con il 54,7% del totale e importi complessivi annui pari a 2.835,2 milioni di euro (62,8% del totale). Le pensioni ai superstiti rappresentano il 25,5% del totale come numero e il 15,7% come importo. Le pensioni di vecchiaia il 16,97% come numero e il 18,9% come importo, infine quelle di inabilità sono di poco superiori al 2% sia nel numero sia nell’importo.

In riferimento alla distribuzione per area geografica del numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2022 , il maggior numero delle prestazioni è concentrato nell’area settentrionale della penisola con il 40,8% del totale nazionale, seguito dall’area meridionale e isole con il 36,5% e dall’Italia centrale con il 22,4% del totale.

L’età media complessiva dei titolari di pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipate è di 73,4 anni sia per gli uomini che per le donne; quella dei titolari di pensione di inabilità si discosta di oltre 4 anni tra i due sessi (69,4 per gli uomini e 73,7 per le donne); l’età media della categoria superstiti è molto differenziata tra i due sessi, essendo pari a 71,6 anni per gli uomini e a 78,1 anni per le donne. Infine, la distribuzione delle pensioni per categoria e classi di importo mensile mette in evidenza che il 15,1% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, il 45,3% tra 1.000 e 1.999,99 euro e il 29,6% di importo tra 2.000 e 2.999,99; infine, il 10% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su.

Pensioni: aperto al Ministero il tavolo di confronto

A gennaio si è svolto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il primo incontro del tavolo tecnico per la riforma delle pensioni. Insieme al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, erano presenti all’incontro con le associazioni datoriali e sindacali i sottosegretari Claudio Durigon (Lavoro) e Federico Freni (Economia e Finanze), i vertici dell’Inps e l’ufficio legislativo del Ministero della Pubblica Amministrazione. All’attenzione del confronto è stato portato l’attuale quadro della spesa pensionistica, anche in un’ottica di evoluzione del sistema all’interno del quale si dovrà tenere conto degli scenari demografici in Italia, dei cambiamenti nei modelli organizzativi delle imprese e della congiuntura economica attuale.

“La razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che ci proponiamo di realizzare risponde alla volontà di dare certezze a quanti, dopo una vita di lavoro, si interrogano rispetto alle effettive prospettive pensionistiche” ha affermato il Ministro Marina Calderone. Che ha aggiunto: “Serve un quadro chiaro e stabile di norme affinché i singoli possano scegliere come eventualmente provvedere a integrare gli assegni, con congruo anticipo e in maniera sostenibile”.

Il prossimo incontro è previsto per l’8 febbraio 2023, con un tavolo verticale dedicato alle misure per giovani e donne. Si proseguirà poi con tavoli settimanali, per arrivare velocemente alla definizione della riforma.