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PdL si spacca, Alfano dice no a Forza Italia

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ROMA (WSI) – Alla fine Alfano strappa. In trincea tutto il giorno, insieme ai ministri del Pdl, per cercare di evitare, alle proprie condizioni, la scissione, in serata sbatte le porte ai lealisti e annuncia che non entrerà in Forza Italia. Anzi, annuncia contemporaneamente la nascita dei suoi gruppi parlamentari: «Nuovo centrodestra». Gruppi che contano, secondo Formigoni, 30 senatori e almeno 26 deputati decisi a separare il proprio destino politico dal Cavaliere. Sono in totale 56 le firme già raccolte per il passaggio al Nuovo Centrodestra. Ma i numeri probabilmente cresceranno, soprattutto a palazzo Madama.

Schifani si dimette da capogruppo. «Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama, ha subito dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani.

Alfano: saremo attaccati ma combatteremo. «Saremo attaccati, ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Questa sera abbiamo un grande alleato: la nostra buona coscienza, la buona coscienza di chi le ha provate tutte prima di arrivare a questa decisione», ha detto Alfano. «Noi siamo al fianco del presidente Berlusconi e continueremo a sostenerlo sempre, ma il nostro sostegno è diverso da quello degli altri. E continueremo a collaborare con lui e col suo movimento politico che è stato anche il nostro. Ma questa non è la Forza Italia che abbiamo conosciuto nel ’94», ha spiegato Alfano ai governativi.

Berlusconi: compromesso impossibile. Raccontano di un Silvio Berlusconi determinato fino all’ultimo a scongiurare la scissione, ma le posizioni di lealisti e alfaniani erano ormai inconciliabili. Ci ho provato, ma il compromesso che avevo indicato non è stato trovato. Angelino pensa evidentemente pensa ormai a un grande centro, avrebbe detto il Cav a chi ha avuto modo di sentirlo. Tanto che già nell’appello pomeridiano aveva detto chiaro: Forza Italia sarà la casa di tutti, chi non ci crede è libero di andare via. Il Consiglio nazionale di domani si farà, assicurano a palazzo Grazioli. La scaletta prevede solo l’intervento del Cavaliere poi si vedrà chi si iscriverà a parlare. Il leader azzurro ribadirà l’importanza di tornare a Forza Italia, sottolineando che ora avrà mani libere. Berlusconi ribadirà critiche su legge di stabilità, ma non dovrebbe annunciare strappi con il governo Letta.

Lo strappo di Alfano. Sono i forti numeri di cui disporrebbe che hanno convinto il vicepremier a presentarsi da Silvio Berlusconi per convincerlo ad aprire uno spiraglio. Ma da subito le speranze di un successo «diplomatico» sono apparese molto flebili. Tanto che ai dirigenti locali ‘alfaniani’ è giunta l’indicazione di risparmiarsi il viaggio per Roma e prepararsi a disertare l’assise convocata dal Cavaliere per il passaggio a Forza Italia. Andare alla ‘conta’, sebbene si sia convinti di avere oltre 300 firme (un terzo dei membri del Cn), alla fine è stata giudicata un’opzione non praticabile. C’è chi racconta che i lealisti avrebbero organizzato pullman di ‘supporter’ pronti a fischiare i governativi.

La giornata. Alfano non ci sta a finire nei filmati Youtube accanto al ‘mi cacci’ di Fini. Niente liti in diretta tv: e dunque addio al Palazzo dei Congressi dell’Eur. Ma erano già molti, in giornata, i segnali che portavano alla conclusione che la nota di Alfano ha reso pubblica. In Parlamento è stata frenetica la raccolta delle firme per fare gruppi parlamentari autonomi. Al Senato le 23 adesioni del 2 ottobre, salgono a 37. Alla Camera, 25 deputati – ma potrebbero essere 27, riferisce chi sta gestendo il dossier – si sono schierati con Alfano. I gruppi sarebbero il primo passo verso una nuova formazione politica di centrodestra, per la quale l’ormai ex segretario Pdl starebbe già cercando finanziamenti. Il film della giornata ha comunque visto tentare ad Alfano fino all’ultimo una mediazione, consapevole dell’esistenza anche tra i suoi di una posizione più moderata e un’altra più incline alla rottura. E così prima rinvia la riunione dei ‘governativi’ in programma per le 13 e dopo il Consiglio dei ministri, accompagnato da Maurizio Lupi, va a Palazzo Grazioli.

Il faccia a faccia. Sul tavolo, nelle quasi tre ore di teso faccia a faccia con Berlusconi, il suo ex pupillo mette le firme raccolte per i nuovi gruppi. E le due condizioni per arrivare a una mediazione accettabile: due coordinatori per la nuova Forza Italia e l’impegno a sostenere il governo. Nessun tradimento, è il ragionamento fatto al Cav, ma la fine delle larghe intese sarebbero un danno per il Paese e per lo stesso Berlusconi. Il pressing viene rafforzato dall’arrivo degli altri ministri Pdl. E alla fine viene messa nero su bianco con il Cavaliere una bozza di documento su cui riconvocare l’Ufficio di presidenza per una nuova votazione. C’è anche l’ora: le 21. La doccia fredda temuta, però, arriva presto: i falchi sono pronti a disertare l’ufficio di presidenza. I governativi, che trascorrono le ore dell’attesa nelle stanze dei ministeri di largo Chigi, si arrendono all’idea di dover dare il via alla scissione. E quando sono passate le 20 si riuniscono all’hotel Santa Chiara, per prendere la loro decisione. Che vuol dire «addio» a Forza Italia. E a Berlusconi.

L’ira dei falchi. Lo strappo innesca le immediate reazioni dei falchi. «Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà», attacca Raffaele Fitto. «Sono davvero dispiaciuto. Mai avrei pensato che Angelino Alfano, trattato come un figlio dal presidente Berlusconi, potesse tradirlo», commenta Gianfranco Miccichè. «Leggo che Angelino parla di nuovo centrodestra. Ma l’attaccamento a poltrone e poltroncine non è una cosa molto nuova…», è la stilettata di Daniele Capezzone. Concilianti i toni del senatore Francesco Giro: «Domani è un altro giorno. Stamattina Berlusconi era amareggiato ma pieno di forza. Mi ha detto ‘ora contano solo i nostri militanti, donne e uomini, giovani e giovanissimi che confidano ancora in noi e nei nostri valori’. Domani Berlusconi farà un discorso grande di un grande leader carismatico. È il momento di stargli molto vicino perchè oggi abbiamo perso tutti e lui lo sa bene. Ad Angelino oggi io dico solo una cosa ‘buona fortunà».

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“Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia”. Così Angelino Alfano, nel corso della riunione dei governativi del Pdl, annuncia la nascita di gruppi autonomi che si chiameranno ‘Nuovo centrodestra’.

“Sento fortissimo il bisogno di ribadire che in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona. Siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo all’interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall’abbassamento delle tasse”. Lo afferma Angelino Alfano.

“Saremo attaccati, ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Questa sera abbiamo un grande alleato: la nostra buona coscienza, la buona coscienza di chi le ha provate tutte prima di arrivare a questa decisione”. Lo afferma Angelino Alfano.

Trenta senatori e 26 deputati hanno aderito al momento ai nuovi gruppi parlamentari nati per scissione dal Pdl. E’ quanto emerge al termine della riunione dei ‘governativi’. Sono in totale 56 le firme già raccolte per il passaggio al Nuovo Centrodestra, spiegano diverse fonti. Ma aggiungono che i numeri probabilmente cresceranno, soprattutto a palazzo Madama.

Schifani si dimette da capogruppo Senato – Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama”.Lo ha dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani.

Da Alfano atto gravissimo contro Cav – “Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà”. Lo afferma Raffaele Fitto, deputato del Pdl commentando la decisione di Alfano di dar vita a gruppi autonomi.

Non si terrà nessun ufficio di presidenza del Pdl e quindi nessuna modifica al documento approvato nella precedente riunione. La decisione a quanto si apprende è stata presa dopo un giro di contatti tenuti da Silvio Berlusconi.Al Cavaliere inoltre sarebbe stato fatto notare che in caso di convocazione ci sarebbero state numerose assenze di peso per ragioni politiche.

Berlusconi, dopo ore e vorticosi giorni di telefonate e incontri, esce allo scoperto: “Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene – dice – ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese. Ora più che mai – osserva – in questo momento buio per l’economia e per la giustizia, ora più che mai tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia”.

“Dal palco – prosegue – ripeterò ancora una volta le ragioni per cui è indispensabile restare uniti e lottare insieme, noi moderati per unire i moderati. Dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte. Ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato. Non cambierò io – assicura Berlusconi – e non cambierà Forza Italia. Se così non fosse, se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l’ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto. Dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in queste ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello. Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci”.