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Pagamenti, perché puntare su dati e personalizzazione

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di Sandra Riccio

La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale e ha aumentato l’uso dei canali online. Tra gli ambiti più impattati dal cambiamento c’è quello dei pagamenti: oggi gli acquisti si fanno sempre di più online e di conseguenza anche i pagamenti avvengono in rete. Con il passaggio al digitale, l’esperienza di pagamento è diventata sempre più standardizzata. Tuttavia, le aziende dovranno essere sempre più attente e consapevoli delle nuove tendenze del settore pagamenti per non perdere quote di mercato e creare valore aggiunto.

I numeri del settore dei pagamenti

Va detto che i numeri di questo mondo sono imponenti. Nel 2020 sono stati elaborati oltre 70 miliardi di pagamenti in tempo reale. I pagamenti sono una parte importante dei profitti di molte realtà del mondo della finanza. Alle banche, i servizi di pagamento e di tesoreria offrono un ritorno sulle attività (Roa) che è alto e arriva al 5,2% contro l’1,5% delle attività bancarie commerciali. Non ci sono però soltanto i risultati economici. Negli ultimi anni è emerso anche un altro aspetto che sta diventando sempre più trainante: il cosiddetto «effetto aura» che i servizi di pagamento possono creare, ovvero l’impatto a monte e a valle che possono avere nel portare i clienti all’interno di un preciso ecosistema. Le aziende tecnologiche e le «super-app» come Gojek in Indonesia e Alipay in Cina hanno colto il fenomeno, iniziando con una soluzione di pagamento semplice e veloce e integrandola negli altri prodotti e servizi offerti.

I vantaggi dei pagamenti digitali

L’integrazione dei servizi di pagamento ha portato a esperienze positive per gli utenti, a una maggiore fidelizzazione della clientela e a un ecosistema completo di prodotti e offerte. “I vari attori
del mondo dei pagamenti tradizionali possono trarre vantaggio da questo ‘effetto aura’, offrendo servizi di pagamento senza soluzione di continuità che creano valore attraverso una rete di prodotti e servizi complementari”, spiega Paolo Gianturco, Business Operations and Fintech leader di Deloitte Consulting.

“E’ il caso delle società delle carte di credito che possono offrire ai propri clienti altri tipi di proposte come prestiti per l’acquisto di auto o immobili, oppure altri servizi bancari”. In questo senso, per sfruttare al meglio questo ‘effetto aura’ l’ecosistema dei pagamenti ha messo in atto una trasformazione che permetterà di cogliere le nuove opportunità. Per riuscirci le aziende dovranno investire in modo proattivo in innovazione. Questo consentirà loro di rimanere competitive. “Occorre tuttavia considerare che l’equazione che determina il valore generato dai pagamenti di domani presenta tre variabili: il primo blocco è composto da velocità, scalabilità, accessibilità e dalla gestione olistica del rischio, a cui si aggiunge una seconda variabile data dalla personalizzazione dei servizi e infine da un terzo aspetto caratterizzato dalla quantità e dalla profondità dei dati a cui si ha accesso”.
Quali saranno quindi gli investimenti strategici? Per l’esperto di Deloitte sarà importante guardare alle ultime due variabili vale a dire la personalizzazione dei servizi e dal ruolo dei dati. In altre parole occorrerà investire in infrastrutture di pagamento moderne, vale a dire piattaforme di nuova generazione capaci di cogliere novità che potrebbero arrivare dalle valute digitali emesse dalle banche centrali oppure da progetti pilota di identità digitale. Occorrerà guardare anche a ‘dati potenti ed efficaci’, ossia utilizzare gli investimenti nelle piattaforme di pagamento per aumentare la capacità di connettersi e integrarsi con fonti di dati eterogenee per espandere la rete di clienti (ad esempio, rivolgendosi a segmenti poco serviti) e approfondire le relazioni con i clienti fornendo raccomandazioni in tempo reale su modalità di budget e di spesa. Potrebbero essere questi i fattori di differenziazione di domani. Inoltre saranno importanti le partnership strategiche. Significa che occorrerà sperimentare modelli di consorzio e implementare strategie di open banking per posizionare meglio l’azienda in modo da incorporare futuri partner e ottenere un vantaggio da first-mover con capacità di personalizzazione e insight nuove e potenziate. Molte istituzioni tradizionali hanno già iniziato a esplorare queste idee attraverso investimenti tecnologici, progetti pilota, investimenti di rischio, e così via. Intanto nuove startup si affacciano sul mercato con soluzioni alle sfide del momento. Questa vitalità sottolinea la necessità di agire subito. “Gli investimenti vanno fatti già oggi in modo da permettere alle aziende del settore di restare leader anche domani“, sottolinea Gianturco.

 

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2022 del magazine di Wall Street Italia